Bufera sul re degli anti-euro "Trucchetti sui rimborsi Ue"

Il leader dell'Ukip sotto accusa per 60mila euro. Ma c'è l'ombra di uno scandalo a orologeria: alle elezioni europee di maggio il suo partito potrebbe trionfare

Colpito con le sue stesse armi -ma chissà mai se affondato- alla vigilia dell'appuntamento cruciale del 25 maggio, in cui il suo partito potrebbe scavalcare i Conservatori e piazzarsi al secondo posto -qualche sondaggio azzarda addirittura al primo- alle elezioni europee in Gran Bretagna. Nigel Farage, 50 anni, leader dell'Uk Independence Party, simbolo degli euroscettici british che non perdono occasione di attaccare i burocrati di Bruxelles e i loro sprechi, finisce al centro di uno scandalo politico proprio sui rimorsi dell'Europarlamento. Vittima del fuoco amico, «Mister No» -come Farage è stato ribattezzato per aver votato 86 volte su cento contro i provvedimenti al vaglio del Parlamento europeo- è accusato da un ex dirigente del partito di aver intascato negli ultimi quattro anni, dal 2009, circa 60mila sterline (poco più di 70mila euro) di fondi europei per l'ufficio che gestisce nel suo collegio elettorale in West Sussex. Peccato però che per quella sede il leader anti-euro non paghi affitto, visto che gli è stata concessa a titolo gratuito proprio dai sostenitori del partito. La vicenda non ha nulla illegale -agli eurodeputati non è richiesto di produrre ricevute delle proprie spese- ma è una «questione d'onore», come la definisce la stessa Unione europea nel suo invito a spendere correttamente il denaro dei contribuenti, una media di 19mila euro all'anno. Il caso è soprattutto una questione politica, che potrebbe sfociare in un'inchiesta interna e rischia di azzoppare Farage proprio sui temi a lui più cari, pochi giorni dopo che i sondaggi hanno registrato un ulteriore balzo in avanti del partito e del suo leader.

Gli euroscettici hanno furbescamente cavalcato proprio lo scandalo dei rimborsi a Westminster che ha costretto il ministro della Cultura Maria Miller a dimettersi qualche giorno fa. Con ottimi risultati. In base a un'analisi della Strathclyde University in vista delle europee, l'Ukip sarebbe al 28%, secondo solo ai laburisti al 31% e davanti ai Conservatori relegati a terzo partito con il 23%. Non solo: Farage guadagna 7 punti percentuali e col 27% eguaglia il primio ministro David Cameron quanto a popolarità, un boom registrato dopo il dibattito televisivo in cui si è confrontato col vicepremier Nick Clegg e che secondo il 69% degli ascoltatori è stato vinto a mani basse proprio dal leader anti-euro.

Ed ecco che il sospetto di un'imboscata si fa più che legittimo. La segnalazione all'Olaf, l'organismo che indaga sulle frodi all'interno dell'Unione europea, è avvenuta per via anonima. La ragione sarebbero le presunte «minacce fisiche» ricevute da altri membri del partito che avevano intenzione di sollevare dubbi sulle finanze dell'Ukip. Ma Farage definisce «vergognose» le accuse sui rimborsi, se la prende col Times che ha scoperchiato la storia -«è un attacco politico che viene da un giornale dell'establishment»- eppure sorvola su qualche precedente non proprio edificante e dimentica che proprio con Rupert Murdoch è andato a cena appena due mesi fa dopo che l'editore del Times su Twitter ha sentenziato: «Senza un accordo con Farage, Cameron sarà carne morta dopo le elezioni 2015». In effetti il leader dell'Ukip -l'uomo che ha costretto Cameron a garantire un referendum entro il 2017 per far scegliere agli inglesi se restare o lasciare l'Unione- non è nuovo ad accuse sulla gestione poco trasparente dei fondi di Bruxelles. L'eurodeputata Nikki Sinclaire a marzo ha accusato il suo ex leader, nomi alla mano, di aver inserito nello staff «non solo la moglie Kirsten» ma «anche la sua ex amante Annabelle Fuller». Altri membri del partito hanno denunciato -ma Farage ha sempre smentito- che il leader dell'Ukip abbia trasferito parte dei fondi europei ottenuti a titolo di rimborso su un conto alle isole Cayman.

Quanto basta per rovinarne l'immagine. Ma in cabina elettorale i giudizi degli inglesi potrebbero essere più genorosi. Jonathan Aitken, il biografo di Margaret Thatcher, è stato chiaro in proposito: la Lady di Ferro sarebbe stata una sua fan.

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