Sono ricominciate di prima mattina le ricerche attorno al luogo dove è affondato ieri il traghetto sudcoreano Sewol, in un grave incidente che ha coinvolto centinaia di persone, soprattutto studenti delle scuole secondarie che andavano in gita all'isola di Jeju.
L'imbarcazione, salpata da Incheon, è colata a picco mentre a bordo si trovavano più di 400 passeggeri, 475 secondo l'ultimo numero fornito dal governo di Seul. Le ricerche, scattate ieri mattina con un grande dispiegamento di mezzi navali e aerei, hanno permesso di portare in salvo 179 persone, 101 dei quali sono state ricoverate in ospedale.
È salito a nove il numero delle vittime, ma il bilancio potrebbe farsi più grave con il passare delle ore, considerando che i dispersi, 287, hanno trascorso ormai più di 24 ore in acqua o intrappolati sul traghetto, ormai sommerso.
Più di 500 persone sono impegnate nelle operazioni di soccorso, soprattutto in attività subacquee. Non aiutano le condizioni meteorologiche: previste per oggi onde fino a due metri di altezza. Nei prossimi giorni arriveranno sul posto anche navi dotate di gru, per recuperare il relitto della Sewol.
Lee Joon-seok, il 60enne capitano della nave, ha parlato al canale tv YTN e all'agenzia stampa Yonhap, dicendo di essere "davvero dispiaciuto" e aggiungendo: "Mi vergogno profondamente".
Uno dei membri dell'equipaggio, sentito dall'Associated Press, ha spiegato che l'ordine di evacuazione non è stato dato subito, perché gli uomini della nave volevano provare a stabilizzare la Sewol.Non è ancora chiaro che cosa abbia fatto affondare il traghetto. Smentita la notizia di una virata effettuata a velocità troppo sostenuta. Più probabile che lo scafo della nave abbia urtato uno scoglio.
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