E ora i poliziotti di Mao pattugliano la Tour Eiffel

I turisti cinesi sempre più presi di mira dai borseggiatori francesi. Così la Cina invia suoi agenti per controllare le zone turistiche

Turisti cinesi a Versailles
Turisti cinesi a Versailles

Sarà un'estate difficile per i borseggiatori francesi. A dar manforte ai poliziotti locali arriveranno gli agenti cinesi, in trasferta dalla Repubblica Popolare cinese per proteggere i connazionali in vacanza. Da quest'estate infatti Pechino fornirà a Parigi una squadra di forze dell'ordine, che potranno agire sul territorio francese insieme agli agenti locali. Stanchi di essere presi di mira, i turisti cinesi potranno così rivolgersi nella loro lingua agli agenti in trasferta. L'idea iniziale, emersa dal vertice a Parigi fra il presidente François Hollande e il suo omologo cinese Xi Jinping, è nata da una serie di rapine ai danni dei turisti che hanno scarsa dimestichezza con le carte di credito e quindi sono abituati a girare con in tasca pacchi di contanti. Le abitudini particolari dei visitatori con gli occhi a mandorla, che l'anno scorso sono stati un milione e mezzo e quest'anno potrebbero raddoppiare, li hanno trasformati nel bersaglio preferito della malavita locale, tanto che l'estate scorsa c'è stato addirittura un assalto armato a un bus carico di turisti cinesi appena arrivati all'aeroporto di Roissy e attorno alla piramide del Louvre, dove i borseggi arrivano a punte di 120 al giorno, i cinesi sono le vittime più gettonate. La pratica di muoversi sempre tutti insieme, seguendo circuiti interni alla comunità cinese, senza avere alcun contatto con la popolazione locale, non aiuta i visitatori che vengono dall'Oriente.

D'altra parte, è di primario interesse per la Francia proteggere queste file di cappellini al sole con macchian fotografica, e non solo per l'immagine del Paese. Basta vedere le cifre che spendono nei negozi di grandi marchi, negli hotel a cinque stelle e nei ristoranti. L'anno scorso hanno lasciato a Parigi la bellezza di 570 milioni di euro, furti esclusi. Ma non solo: il governo francese spera di triplicare gli introiti dati dal turismo cinese da qui al 2020. Obiettivi impegnativi ma non impossibile. Di qui l'esigenza di protezione, particolarmente sentita da entrambe le parti. Niente di più facile. Il governo di Pechino ha proposto di pescare tra gli effettivi della famigerata Gonganju, le forze cinesi di pubblica sicurezza, per mandare un drappello di poliziotti agguerriti sulle tracce dei malandrini europei. In questo modo, le vittime cinesi potranno avere un rapporto più diretto con le forze dell'ordine parigine, sentendosi rassicurate dalla presenza di connazionali che parlano la sttessa lingua.

E lo Stato francese non dovrà spendere una lira, perché i colleghi saranno spesati di tutto: perfino il biglietto aereo verrà coperto da Pechino. La collaborazione Parigi-Pechino sul fronte dell'ordine pubblico è una prima mondiale, ma già solleva un'ondata di polemiche in relazione alle diverse concezioni della legge, che potrebbero generare interessi contrapposti fra poliziotti cinesi e occidentali. Che fare quando il cittadino cinese in questione è un oppositore in vena di insultare il governo di Pechino, azione proibita dalla legge a casa sua, ma perfettamente legale in Francia? Dettagli di questo tipo non sono ancora stati discussi dall'accordo. Per ora si punta sull'incolumità del viaggiatore e del suo portafoglilo.
Resta, lo stupore e la perplessità dei parigini, che vedranno gironzolare poliziotti di un Paese totalitario che pattugliano le strade della capitale.

C'è chi si chiede se non sarebbe bastato, per rassicurare i turisti cinesi, arruolare degli agenti di madrelingua cinese, pescandoli fra le decine di migliaia di francesi di origine cinese di seconda o terza generazione.

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