Si è conclusa dopo tre giorni, uno in più del previsto, la sfida elettorale - se gara è mai stata - che vedeva contrapposti in Egitto l'ex capo delle forze armate, Abdel Fattah al-Sisi, e il suo unico sfidante, il politico dell'opposizione nasseriana Hamdeen Sabahi.
Dalle urne è arrivato un risultato che non ha lasciato stupito nessuno. Il feldmaresciallo Sisi, a capo del golpe che cacciò a luglio Mohammed Morsi, ha ottenuto alle Presidenziali la stragrande maggioranza delle preferenze, il 93.3% secondo il comitato elettorale, con il rivale bloccato sotto il 4% e i restanti voti considerati nulli. I dati ufficiali non arriveranno prima di qualche giorno.
Se sul vincitore della competizione non ci sono mai stati dubbi, ciò su cui bisogna soffermarsi è l'astensione, che ha segnato fortemente la chiamata alle urne. A votare, secondo la Commissione elettorale, sarebbe stato il 47% degli aventi diritto, percentuale inferiore a quella registrato nelle elezioni del 2012, quando la partecipazione al primo turno toccò il 46,5% e al ballottaggio fu del 52%. Lo sfidante di Sisi, Sabahi, concedendo la vittoria ha messo in dubbio il dato dell'affluenza, che ritiene troppo generoso.
La scarsa affluenza alle urne è un problema per Sisi, che dalle elezioni si attendeva una legittimazione popolare molto più ampia e aveva detto di puntare a ottenere 40 milioni di voti (circa l'80% degli aventi diritto).
Per arginare il problema le autorità hanno scelto di tenere i seggi aperti anche ieri, invece che chiudere le operazioni il 27, come previsto e promesso multe da 500 sterline egiziane (circa 50 euro) per chi non si fosse presentato alle urne.
Diversi i fattori che hanno portato a una così grande astensione. I Fratelli Musulmani, che dopo il golpe di luglio sono stati messi al bando e colpiti da una forte repressione, tra arresti e condanne a morte, avevano annunciato di voler boicottare le elezioni.
I giovani, secondo quanto hanno scritto i giornalisti presenti in Egitto in questi giorni, hanno disertato i seggi e non hanno votato per Hamdeen Sabahi. Lo sfidante di Sisi è stato anzi accusato da molti di avere commesso un errore candidandosi, legittimando l'avvento al potere dell'ex capo delle forze armate.
Le elezioni sono state seguite da diverse missioni internazionali.
Gli osservatori inviati dall'Unione Europea hanno sottolineato la legalità del voto, ma anche alcune problematicità, riferendosi soprattutto al clima politico generale e alla repressione del dissenso. Democracy International, gruppo di monitoraggio finanziato dagli Stati Uniti, ha posto l'accento anche sul ruolo dei media, "molto favorevoli" a Sisi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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