Era autistico ma mamma lo educò a sparare

Adam Lanza avrebbe potuto essere fermato. Obama tentato dalla revisione della legge sulle armi. Alt delle lobby

Era autistico ma mamma lo educò a sparare

Il presidente Obama piange con gli stessi occhi increduli di un uomo impotente. A Newtown è stata una notte di veglia, i volti impietriti, il dolore e lo sgomento frammisti alla rabbia.
La folla, nella chiesa Saint Rose of Lima, davanti a 26 candele, una per ogni vittima, prega per i morti della Sandy Hook Elementary School: 20 bambini e sei adulti, tra insegnanti e personale dell'istituto. Per lui, il killer appena ventenne, Adam Lanza, suicida, non c'è un lumino. Il presidente, col volto da ragazzo, parla da padre. «Questo fine settimana io e Michelle facciamo quello che ogni genitore sta facendo, cioè stare vicini ai nostri figli. I genitori di quelle vittime innocenti invece non potranno farlo». Gli Usa si guardano alla specchio e scoprono due facce. Quella dei cow boy e quella di chi vorrebbe un freno alla vendita facile di arsenali. La stessa madre dell'assassino, che nella scuola è entrato con una Glock, una Sig Sauer e un fucile d'assalto, era una provetta tiratrice. È stata la prima ad essere ammazzata Nancy. Obama, nel discorso del sabato, parla di necessità di «interventi». «Dobbiamo unirci e adottare misure importanti per prevenire nuove tragedie come questa». Lotta difficile contro le lobby e, soprattutto, contro il comune sentire americano. Le stragi- stando ai sondaggi- hanno scarsa influenza sull'opinione pubblica a stelle e strisce. L'indagine risale allo scorso luglio, all'indomani del massacro alla prima di Batman in un cinema di Aurora. Persero la vita 12 persone ma la metà degli interpellati rispose che la cosa più importante era proteggere il diritto dei cittadini a possedere una rivoltella. C'è poi una valico, quasi insormontabile, il «Secondo emendamento» della Costituzione. Che, dal 1791, recita: «...il diritto dei cittadini di detenere armi non potrà essere infranto».
Adam Lanza, per uccidere ha usato le armi di sua madre. Lei gli aveva insegnato a sparare. Lei che anni fa aveva insegnato in quella scuola, tanto presa nel farlo primeggiare a scuola, tanto incurante del fatto che il figlio schizoide soffrisse pure di autismo. Benestante, impermeabile famiglia borghese. Peter, il padre divorziato, vicepresidente di «GE Energy Financial Services», società fiscale; Ryan, fratello del killer, di 4 anni più grande, pure lui professionista del settore. Solo pochi si erano accorti che dopo il divorzio e le nuove nozze del papà, lo scorso anno, Adam fosse peggiorato. Venerdì, quando è esploso come una bomba a orologeria, ci ha messo 15 minuti per la mattanza. Tutte le vittime sono state uccise da colpi multipli di fucile sparati da vicino. Usando le maestre come scudi. La preside si è immolata: ha fatto in tempo a dare l'allarme con un megafono prima di venire crivellata. Così come Victoria Soto, insegnante di «prima». Lei si è fatta uccidere, parandosi davanti alla sua classe. È un ritratto in chiaroscuro quello del folle omicida. «Molto intelligente, ma introverso e inquieto» raccontano vicini ed ex compagni di scuola. Un tipo enigmatico, come quando arrivava in classe con una strana valigetta nera e se ne stava vicino alla porta «pronto a fuggire». Ogni giorno indossava la sua uniforme: divisa cachi e camicia abbottonata fino al collo, le penne allineate nel taschino.

Odiava parlare con gli insegnanti e sembrava dovesse fare uno sforzo fisico per rispondere. Pochi amici e una vita sottotraccia. Due giorni prima aveva litigato con qualcuno dei dipendenti della scuola. Forse la scintilla che l'ha trasformato in un «Rambo» cattivo.

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