La farsa «pacifista» Anti-Israele

L'allegra vacanza dei 30 marinaretti di Gaza Flotilla è finita. E purtroppo per loro neppure l'intervento della marina israeliana, intervenuta ieri per sbarrargli la rotta verso Gaza, riuscirà ad elevarla al rango di missione. Tanto meno di missione utile. O pericolosa. Certo loro ci provano. Quando la marina israeliana circonda il veliero finlandese Estelle con a bordo i 30 arditi, uno dei quali italiano, il quartier generale di Freedom Flotilla lancia un allarme concitato. «Estelle è sotto attacco», annuncia Flotilla Italia sottolineando di aver «perso i contatti con le persone a bordo» dopo l'incursione di «sei navi della marina di Israele». Anche Hamas dà immediatamente fiato alle trombe della propaganda accusando Israele di pirateria. Ma in breve la tragedia ridiventa commedia. La Estelle, fermata come da diritto marittimo all'interno delle acque territoriali israeliane, accetta - dopo un breve negoziato - di attraccare al porto di Ashdod. Lì il suo carico verrà controllato e fatto eventualmente proseguire via terra verso Gaza. Veliero e marinaretti se ne torneranno ai Paesi d'origine.
Al di là della conclusione la parte più significativa di questa crociera mascherata da operazione umanitaria resta la sua assoluta inutilità. Il blocco di Gaza di fatto non esiste più. È stato cancellato dall'elezione del presidente Morsi e dal successivo licenziamento della giunta militare egiziana. Quei due avvenimenti hanno segnato la fine di ogni controllo ufficiale sulle merci al valico di Rafah. Anche se i valorosi militanti di Gaza Flotilla si guardano bene dal ricordarlo, Hamas resta infatti la filiazione palestinese dei Fratelli Musulmani egiziani. Da quando Morsi è al potere Gaza è dunque una dependance dei Fratelli Musulmani egiziani e dei loro grandi protettori internazionali. Tra questi il più importante e danaroso è lo sceicco del Qatar. Come ha annunciato lo scorso mercoledì la televisione di Hamas, il generoso mecenate è atteso già questa settimana nella Striscia. Ma sua eccellenza Hamad bin Khalifa Al Thani d'abitudine non si cimenta nell'attraversamento illegale di frontiere, né intende utilizzare uno dei perigliosi tunnel usati per contrabbandare uomini e merci tra Gaza e il Sinai. Vien dunque da pensare che almeno sul versante egiziano il terribile blocco non esista più. E ancor meno l'impellente urgenza di far arrivare ai palestinesi di Gaza le 41 tonnellate di cemento ammassate assieme a sedie a rotelle, stampelle, libri per bambini e palloni da calcio nelle stive dell'Estelle. Anche perché l'emiro promette di far un po' meglio. Mentre la Estelle veleggiava lo zio Paperone di Doha faceva sapere di esser pronto ad investire oltre 250 milioni di dollari nella costruzione di un'autostrada, di un ospedale e di centinaia di abitazioni. I lavori di costruzione destinati ad offrire impiego e speranza a migliaia di palestinesi inizieranno secondo Mohammed AlAmadi, ambasciatore del Qatar nella Striscia, entro 90 giorni. La notizia più importante riguarda però il trasporto a Gaza dei mezzi e dei materiali indispensabili per la ricostruzione.

Il solerte ambasciatore del Qatar ha già fatto sapere che arriveranno a Gaza non solo grazie alla collaborazione dell'Egitto, ma anche a quella d'Israele. Gli unici a far finta di non saperlo sono rimasti quegli inguaribili giramondo di Freedom Flotilla.

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