L’Egitto ora censura pure Romeo e Giulietta

Primavera oscurantista: ritirato al festival di Luxor il film "Uscita dal Cairo", una storia d’amore che non rispettava i "confini" tra religioni

L’Egitto ora censura  pure Romeo e Giulietta

La buona notizia è che, almeno, un gruppetto di intellettuali protesta, e fra questi Tarek el Shenawi, critico cinematografico egiziano di fama. Ma la notizia cattiva conferma il clima di pesante oscurantismo che domina ormai la “primavera” egiziana: il film «Uscita dal Cairo», una love story fra una donna musulmana e un cristiano copto, è stata censurata e ritirata dal Festival del cinema africano in corso a Luxor, dove avrebbe dovuto essere proiettato stamattina. Ci sono tanti motivi per essere molto dispiaciuti di questo fatto, ma il più immediato riguarda la infinita, invincibile eliminazione di Romeo e Giulietta nel nostro tempo. Ma in una società diversa. Infatti, non c’è molto spazio per l’amore nelle società islamiche, a meno che il fidanzamento non coincida con una quantità di regole prefissate dalla tradizione, dalla famiglia, dalla sharia, dalla religione… da una folla in cui comunque le donne non contano niente.

Giulietta e Romeo nel mondo islamico fanno sovente una brutta fine, e uno dei motivi principali di incidenti violenti sono le storie d’amore fra persone di confessione diversa, soprattutto se la giovane lascia il domicilio familiare. Il diritto alla felicità diventa allora diritto di uccidere. A meno che non intervenga una conversione, ma allora il matrimonio misto comunque si presenta alla rovescia rispetto a quello mostrato nel film, il marito è musulmano e la moglie prima o poi si converte. Altrimenti, è tragedia. Le comunità cristiane soffrono dunque un’autentica continua emorragia di rapimenti e fughe; tutto va a posto solo con l’ingrossarsi della comunità più forte e il dimagrimento dei cristiani. Se accade che sia il partner maschile a non essere musulmano, in genere scorre il sangue. E uccidere le donne non è un grande problema quando c’è l’onore di mezzo: per esempio in Pakistan l’anno scorso sono state uccise con delitto d’onore 675 persone, naturalmente donne nella stragrande maggioranza, e a Sindh, la famosa «Porta dell’Islam» da dove tentano di scappare centinaia di Romeo e Giuliette fuori della legge del padre, ci sono stati 227 morti.

La casistica è larga in tutti i Paesi del mondo islamico, ma sulla vicenda del film getta la sua ombra la persecuzione dei cristiani e in particolare la tragedia dei copti: certamente la vittoria in Egitto dei Fratelli Musulmani non promette loro un futuro migliore, e nessuno, tantomeno il regime militare, trova vantaggioso privarsi di questo magnifico capro espiatorio mentre tutta la società egiziana post rivoluzionaria sta cadendo nel caos, perché il pane seguita a mancare e nessuno riesce a tenere in mano una situazione di caos in cui ogni riferimento alle belle parole «libertà» e «democrazia» appare disperatamente improprio. Vicino ad Alessandria l’espulsione di 62 famiglie copte avvenuta dopo l’assalto salafita di 3000 musulmani che due volte, il 27 e il 30 gennaio (una con l’accusa a un ragazzo di avere sul telefonino foto improprie di una donna musulmana!) segue la fuga di massa dei cristiani. Si è fatta torrenziale dopo la strage del 9 ottobre in cui sono state uccisi 27 copti e circa 320 sono stati feriti. E a commettere questa strage è stato l’esercito, non una folla infuriata.

La violenta oppressione delle minoranze cristiane è ormai la norma nei Paesi a maggioranza musulmana. Le chiese bruciate, gli stupri, le mutilazioni, i delitti, i preti imprigionati, niente è cambiato se non in peggio dopo le rivoluzioni che avrebbero dovuto portare la democrazia.

La cancellazione dagli schermi di un film d’amore attacca dunque di proposito una grande minoranza, l’11 per cento della popolazione egiziana (81 milioni di persone): in 200mila hanno già abbandonato la loro patria millenaria, in cui precedettero l’Islam. In più, è prevedibile che sempre di più spariranno i film, la musica, i passatempi non edificanti. L’Egitto cambia, in peggio.

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