L'attacco di Bengasi può condizionare il voto per la Casa Bianca

Regista (e grande sponsor) della "Primavera araba", Obama può subire un pesante contraccolpo per la morte dell'ambasciatore Usa a Bengasi. Il fondamentalismo islamico, infatti, è più forte di prima

L'attacco di Bengasi può condizionare il voto per la Casa Bianca

L'attacco al consolato Usa in Libia con la morte dell'ambasciatore Stevens e di tre funzionari arriva come un fulmine a ciel sereno nel bel mezzo della campagna elettorale per la Casa Bianca e può avere dei riflessi pesanti sul voto degli americani. Considerato il regista (o comunque il più grande sponsor) della "Primavera araba", Obama ha contribuito a cacciare diversi dittatori, ma la situazione nel Nord Africa è ancora lontana dalla normalità. E il gravissimo episodio di Bengasi, nato dalla protesta contro un film "blasfemo" (o per una vendetta di una milizia per l'uccisione del numero due di al Qaeda, Abu al-Libi) lascia capire che il pericolo dei fondamentalisti islamici è ancora fortissimo. Anzi, per certi versi è più forte di prima. Perché i dittatori, pur comprimendo ogni anelito di libertà, se non altro avevano il merito di tenere a bada gli estremisti.

Mitt Romney è passato subito all'attacco di Obama. Lo ha fatto criticando l’ambasciata americana al Cairo, che aveva diffuso una dichiarazione in cui condannava il film anti-islamico all’origine delle proteste contro le rappresentanze diplomatiche americane in Libia ed Egitto. "Sono oltraggiato dagli attacchi contro le missioni diplomatiche americane in Libia ed Egitto - ha detto Romney -. Ed è vergognoso che la prima risposta dell’amministrazione Obama non sia stata quella di condannare gli attacchi ma di simpatizzare con coloro che li hanno compiuti".

Immediata la risposta dello staff di Obama, che ha accusato Romney di voler usare a scopi politici una tragedia che ha comportato la morte di un dipendente del Dipartimento di Stato: "Siamo scioccati per il fatto che nel momento in cui gli Stati Uniti devono affrontare la tragica morte di un nostro funzionario diplomatico in Libia il governatore Romney scelga di sferrare un attacco politico", ha osservato il portavoce della campagna Ben LaBolt.

E' doveroso precisare che il comunicato di Romney è stato pubblicato diverse ore prima dell'uccisione del diplomatico americano ed è giunto quasi contemporaneamente alla condanna da parte del segretario di Stato Usa Hillary Clinton. "Alcuni hanno provato a giustificare questo comportamento violento come risposta a materiale provocatorio pubblicato su internet", ha detto la Clinton riferendosi agli attacchi. "Gli Stati Uniti deplorano ogni sforzo intenzionale di denigrare il credo religioso degli altri", ha sottolineato, precisando tuttavia che "non c'è mai una giustificazione per attacchi violenti di questo tipo".

Intanto, mentre una fonte del Pentagono fa sapere che Obama avrebbe deciso di inviare in Libia un reparto di marines specializzato nella lotta al terrorismo, Hillary Clinton ribadisce: "Non volteremo le spalle alla Libia. L’impegno degli Usa per una Libia stabile e libera resta intatto. L’attacco è stato realizzato da un gruppo piccolo e selvaggio e non dalla gente libica e neppure dal governo".

Ma lo scontro politico va avanti.

Romney ribadisce: "Gli Stati Uniti d’America non devono mai scusarsi per aver difeso i propri valori". E torna a criticare la nota diffusa dall’ambasciata del Cairo. "È stato un errore gravissimo, non tolleriamo attacchi a cittadini Usa".

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