La legge sulla famiglia manda in crisi Hollande E la piazza canta vittoria

La legge sulla famiglia manda in crisi Hollande E la piazza canta vittoria

Nuova batosta per la gauche dopo l'ennesima marcia indietro annunciata ieri dal governo di Parigi. I contrasti all'interno della maggioranza hanno spinto l'esecutivo guidato da Jean-Marc Ayrault a rinunciare alla riforma del diritto di famiglia, una legge annunciata dagli uomini del presidente Hollande con grande enfasi fino ai giorni scorsi ma osteggiata da un folto movimento, il «Manif pour Tous», che in diverse occasioni, l'ultima proprio domenica, è sceso in piazza per criticare le aperture del progetto di legge alle coppie omosessuali e alle famiglie «non tradizionali». Il testo del provvedimento avrebbe dovuto contemplare la procreazione assistita per le coppie lesbiche e la legittimazione delle «madri in affitto».
Troppi ancora i nodi da sciogliere all'interno della maggioranza in Assemblea, molti gli emendamenti socialisti che avrebbero potuto snaturare la legge e così da Matignon il primo ministro ha fatto sapere nel tardo pomeriggio di ieri che la presentazione del progetto di legge - prevista in Consiglio dei ministri ad aprile e in Parlamento a metà anno - è stata annullata a causa di «lavori preparatori» ancora da ultimare per definire il testo e a causa di «un calendario parlamentare già denso». Un linguaggio diplomatico per coprire le scintille interne, dopo che il ministro degli Interni Manuel Valls aveva annunciato l'intenzione del governo di opporsi alla presentazione di emendamenti al testo provocando l'ira di molti parlamentari e il silenzio assordante della ministra della Famiglia Dominique Bertinotti, che si è rifiutata di rilasciare alcuna dichiarazione dopo la retromarcia annunciata dal premier.
Tutto rinviato, dice insomma Ayrault. A tempo indeterminato. Nonostante il governo precisi che «i lavori di preparazione del testo continueranno». Ma il lavoro rischia di farsi piuttosto lungo visto che l'esecutivo ha fatto sapere anche di aver sollecitato il parere del Comitato etico nazionale, che arriverà solo dopo le elezioni europee di maggio, e che sembra più che altro il segno di una paura della gauche a varare una legge che potrebbe essere rinviata al mittente per incostituzionalità.
Il precedente scottante esiste ed è quello di un'altra legge simbolo voluta dalla gauche e divenuta poi il simbolo della sprovvedutezza della presidenza Hollande: prima di essere reintrodotta con i dovuti aggiustamenti, anche la norma che prevedeva l'imposta al 75% sulla quota di reddito oltre il milione di euro (la cosiddetta tassa Paperoni) era stata bocciata dal Consiglio Costituzionale per «mancanza di uguaglianza».
A esultare per il traguardo raggiunto è il gruppo che da mesi dà battaglia al presidente Hollande e al suo governo sui temi legati a famiglia e sessualità.

Le Manif pour Tous canta «vittoria» dopo aver portato in piazza migliaia di persone: «Ciò che il progetto di legge prevedeva era contrario all'interesse del bambino e della famiglia», ha commentato quasi incredula per il risultato la presidente Ludovine de la Rochère.

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