Da Londra a Tel Aviv sale la febbre anti immigrati

Sussidi cancellati ed espulsioni più facili. E in Spagna torna l'uso della forza

Dalla Norvegia a Israele, dal dibattito sul maiale nelle mense scolastiche ai droni per proteggere le frontiere. Mentre gli analisti attribuiscono all'immigrazione il potere di trasformarsi nell'elisir di lunga vita delle economie mondiali, specie di quelle a scarsa crescita demografica, la febbre anti-immigrati cresce nelle democrazie moderne, naturale conseguenza della forte crisi sull'occupazione. Berna docet. Così da Oslo a Parigi i toni si fanno duri e i governi alzano muri, virtuali o reali, anche per rincorrere l'ascesa dei partiti nazionalisti o xenofobi, in attesa di riscatto alle Europee di maggio. Con l'eccezione dell'Italia, che rimette in discussione la Bossi-Fini. A Londra il governo conservatore di David Cameron, incalzato dalla minaccia dei nazionalisti dell'Uk Independence Party e dall'apertura delle frontiere a romeni e bulgari, con la nuova legge sull'immigrazione che entrerà in vigore ad aprile (già votata ai Comuni, ora è al vaglio dei Lord) cancellerà l'accesso ai sussidi di disoccupazione e ai contributi sulla casa nei primi tre mesi per gli immigrati senza lavoro, ha già reso più severi i test di lingua per ottenere i benefit e renderà più facili i rimpatri per gli illegali, limitando le possibilità di fare ricorso. Il premier ha annunciato di voler ridurre sotto le centomila unità l'immigrazione netta (la differenza fra immigrati ed emigrati) entro il 2015 e proposto di limitare la libera circolazione delle persone in Europa, facendo infuriare Bruxelles. È la risposta ai sondaggi - l'ultimo del British Social Attitudes - in cui 75 britannici su 100 si dicono favorevoli alla riduzione del numero di stranieri. Un'ondata di insofferenza che ha portato al potere in Norvegia, dopo otto anni, i Conservatori della premier Erna Solberg al fianco del Partito del Progresso, la destra xenofoba, con obiettivi chiarissimi: norme più dure per i ricongiungimenti familiari, carcere per i richiedenti asilo che commettono illegalità, un giro di vite contro mendicanti e rom e pure una battaglia per difendere il diritto di servire maiale nelle mense, anche se ci sono islamici.

Ed è proprio sui rom che anche la Francia «progressista» guidata da François Hollande ha mostrato l'altra faccia, quella dell'insofferenza che sta portando al mulino del Front National di Marine Le Pen talmente tanti voti da far preannunciare un terremoto alle Europee di primavera, con i sondaggi che danno il Front in testa per la prima volta, due punti sopra l'Ump e cinque sopra il Ps. Per non cedere terreno, il governo della gauche mostra i muscoli: nel 2013 i rom sgomberati sono raddoppiati sfiorando quota 20mila. Non solo. Il ministro dell'Interno Manuel Valls, che aveva definito «impossibile» integrarli, è stato il destinatario di un duro richiamo della Commissione europea e poi protagonista di un caso simbolo della nuova linea di Parigi: l'espulsione di Léonarda Dibrani, adolescente kosovara di etnia rom, prelevata dalla polizia mentre era in gita scolastica, rispedita con la famiglia in Kosovo e mai più tornata. Ma a usare le maniere più forti nell'Europa anti-immigrati sembra essere la Spagna. La settimana scorsa 14 migranti sono morti nel tentativo di oltrepassare il confine tra il Marocco e Ceuta, una delle due città-enclave spagnola in Africa. Gli agenti della Guardia Civil «hanno sparato proiettili di gomma ad altezza uomo» provocando l'annegamento dei migranti. Quanto all'altra enclave, Melilla, i socialisti spagnoli hanno proposto l'uso di droni al posto del filo spinato per evitare «mutilazioni e lesioni gravi» a chi tenta di scavalcare. Il segno di una situazione disperata. Che la Bulgaria vuole risolvere innalzando un altro muro: 33 chilometri di filo spinato per fermare i siriani in fuga dalla guerra nella regione di Elhovo, al confine con la Turchia.

Pugno di ferro anche per Israele che con l'operazione «Si torna a Casa» rimpatrierà circa 50mila africani. E che dire di Barack Obama, che vuol fare della riforma sull'immigrazione l'altra eredità del suo mandato? Il presidente ha espulso 2 milioni di clandestini, più di qualsiasi altro predecessore.

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