Marò, si allungano i tempi; le indagini ripartono da zero

Il 18 gennaio scorso la Corte Suprema aveva sottratto la vicenda a giustizia e polizia del Kerala. Adesso il ministero degli Interni indiano assegna nuove indagini all'anti-terrorismo

I marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre
I marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

Rischiano di allungarsi i tempi del processo in India contro i marò Massimilano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso per errore due pescatori indiani. Le indagini, infatti, sembrano destinate a dover ricominciare da zero. Il ministero dell’Interno indiano ha affidato oggi all'Agenzia nazionale di investigazione (Nia) lo svolgimento di nuove indagini riguardanti l’incidente del 15 febbraio 2012 al largo del Kerala in cui sono implicati i marò, accusati della morte di due pescatori indiani.

Il 18 gennaio scorso la Corte Suprema aveva sottratto la vicenda alla giustizia e alla polizia del Kerala, lo Stato dove è iniziata il 15 febbraio 2012 la "via crucis" dei due fucilieri, sostenendo che quello Stato non aveva giurisdizione. La Federazione dei pescatori del Kerala ha chiesto al governo dello Stato indiano e a quello centrale di istituire un secondo tribunale speciale, oltre a quello di New Delhi, per processare i due militari italiani. "Stiamo chiedendo di istituire un altro tribunale speciale perché i rappresentanti dei pescatori del Kerala non possono andare a New Delhi", ha detto il capo della Federazione T Peter. Secondo fonti vicine al governo indiano sentite dall'autorevole Times of India, l’inchiesta condotta dagli inquirenti del Kerala sarebbe viziata da falle e, soprattutto, di fatto "illegittima" per il mancato rispetto della competenza esclusiva della magistratura di New Delhi. Tutti elementi che ne inficiano la validità. Pertanto le "prove" finora raccolte sarebbero impossibili da presentare davanti alla Corte Speciale che, secondo la decisione della Corte Suprema, sarà chiamata a giudicare Latorre e Girone.

Le nuove indagini saranno, quindi, gestite dalla Nia che dovrà presentarne le risultanze al tribunale speciale. Dopo che la Corte Suprema ha stabilito che il tribunale del Kerala non è competente a giudicare il presunto crimine commesso in acque territoriali (ma oltre le 12 miglia nautiche in cui scattano le acque internazionali riconosciute dale convenzioni del mare) New Delhi ritiene che le prove raccolte sinora non valgano, e che si debba ricominciare l’inchiesta. L’iniziativa si propone di fornire materiale probatorio al giudice di New Delhi che nel prossimo futuro dovrà esaminare la vicenda. Infatti, né le indagini svolte dal team guidato dal commissario Ajith Kumar di Kochi né la perizia realizzata dalla polizia scientifica di Trivandrum (sui cadaveri dei pescatori, sul peschereccio Saint Antony e sulla petroliera Enrica Lexie) potranno apparentemente essere tenute in conto per l’assenza di giurisdizione verificata dalla Corte Suprema nei confronti dello Stato del Kerala. Fonti del ministero dell’Interno hanno inoltre detto all’agenzia di stampa statale indiana Pti che "la Nia investigherà il caso dall’inizio e presenterà i capi d’accusa ad una speciale corte della stessa Nia o in qualunque altra corte speciale disposta dal governo d’accordo con la Corte Suprema".

Sarà comunque il presidente della Corte Suprema Altamas Kabir nell’udienza fissata per domani mattina a fornire alcune indicazioni per orientare il lavoro del tribunale ad hoc che dovrà occuparsi dei marò.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica