Pronto il kamikaze con la bomba sottopelle

L'ordigno impiantato chirurgicamente per sfuggire ai metal detector. Cresce la paura di un attacco in grande stile

Pronto il kamikaze con la bomba sottopelle

Vogliono uno choc in stile 11 settembre. E per ottenerlo hanno messo a punto un nuovo strumento di guerra, in grado di provocare altro orrore contro l'Occidente ma soprattutto di sfuggire ai controlli che da quel sanguinoso 2001 si sono fatti sempre più serrati e sempre più difficili da eludere. Per questo i terroristi islamici avrebbero messo a punto un'arma di distruzione persino più spietata del tradizionale uomo-bomba pronto a immolarsi per annientare il nemico. L'ultima frontiera dell'orrore integralista è il kamikaze con «bombe impiantate chirurgicamente nel corpo». Lo ha rivelato un alto funzionario dell'amministrazione Obama alla tv americana Abc, dimostrando come i vertici di Al Qaida abbiano persino alzato il tiro. Vogliono sfuggire ai controlli e gli ordigni in corpo sarebbero l'arma perfetta, in grado di scampare ai metal detector degli aeroporti o dei palazzi del potere. «È gente che ha sviluppato tecniche per rendere inefficaci i nostri metodi di rilevazione», ha insistito il funzionario, dando praticamente per certo il salto di qualità degli adepti di Bin Laden.

Il nuovo kamikaze è l'ultima prova che il mese di agosto sarà un mese molto «caldo» per gli 007 e i sistemi di difesa e sicurezza di mezzo mondo dopo l'allerta per «un grosso attacco, dal grande significato strategico», annunciato dai terroristi durante le telefonate intercettate. Secondo l'intelligence un commando di uomini di Al Qaida sarebbe già sul posto ma resta difficile prevedere il luogo e la data dell'attacco, possibile su un'area troppo vasta, dallo Yemen all'Afghanistan.

Tutto ciò rende il clima ancora più teso e nervoso per i diplomatici e i cittadini statunitensi e occidentali al lavoro nelle aree a rischio. Un'atmosfera fatta di minacce tanto tangibili - le più serie dall'11 settembre, dicono gli esperti - quanto vaghe proprio perché toccano un'area geografica così ampia. «D'altra parte - ha spiegato Seth G. Jones al New York Times - gli Stati Uniti da tempo hanno a che fare con gruppi sparsi in diversi continenti e generalmente non coordinati fra loro. È la nuova Al Qaida, un movimento non compatto più che una singola organizzazione». Un movimento che in Tunisia vedrà presto il rientro dalla Siria di 600 combattenti pronti a tornare in patria per combattere la jihad. Così le diciannove ambasciate rimaste chiuse domenica, giorno del 52esimo compleanno del presidente Obama, protrarranno il fermo ancora per qualche giorno, fino al 10. Si tratta delle sedi di Abu Dhabi, Amman, Il Cairo, Riad, Dhahran, Geddah, Doha, Dubai, Kuwait City, Manama, Mascate, Sanaa, Tripoli, Antananarivo, Bujumbura, Gibuti, Khartoum, Kigali e Port Louis. Misure precauzionali, dicono dagli Usa. «Non si tratta di un'indicazione legata a nuove minacce, piuttosto di un'indicazione del nostro impegno a dare prova di prudenza e a prendere tutte le misure appropriate per proteggere il nostro personale, compresi gli impiegati locali e i visitatori», ha chiarito il portavoce del Dipartimento di Stato, Jen Psaki mentre anche altri Paesi, dalla Gran Bretagna alla Francia alla Norvegia annunciavano di prolungare la chiusura delle proprie sedi in Arabia saudita, Giordania o Yemen almeno fino a giovedì, fine del Ramadan.

«Il sospetto è che il Medio Oriente sia il luogo dove è più facile che avvenga l'attentato», ha spiegato alla Abc il repubblicano Peter T. King, membro del Comitato d'intelligence.

Ma ieri anche il Pakistan è stato segnalato come possibile teatro dell'azione. Quel che è certo è che le menti dell'attentato sono nello Yemen. Per il resto tutto è possibile. «Potrebbero agire in Europa, negli Usa o potrebbero mettere a segno una serie di attacchi coordinati».

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