Nel terzo anniversario della rivoluzione che cacciò Hosni Mubarak, l'aria in Egitto rimane estremamente tesa. Dopo una serie di attentati che ieri hanno segnato Il Cairo, scontri tra manifestanti e forze di polizia ed esplosioni di ordigni si sono susseguite anche oggi.
Un'altra bomba è esplosa questa mattina al Cairo, non lontano da un istituto di polizia situato nella parte orientale della città. La deflagrazione, il giorno dopo una serie di attentati nella capitale egiziana non ha causato vittime. Una persona è però rimasta ferita. Un secondo ordigno è esploso davanti al centro delle forze di sicurezza a Suez.
Il terzo anniversario della rivoluzione del 2011 ha portato ancora in piazza migliaia di persone. Due le facce delle manifestazioni al Cairo: quella dei sostenitori dell'ex presidente Morsi, che denuncia il golpe del tre luglio e una più vicina all'attuale leadership.
Gli scontri tra polizia e manifestanti esplosi in diverse città hanno causato 49 morti, la maggior parte nell'area del Cairo. Numerosi anche gli arresti, che sarebbero oltre mille. Quattro soldati sono rimasti uccisi nel nord del Sinai, nella provincia di Suez, in un'imboscata tesa da uomini armati.
Attentati al Cairo
Quattro gli attentati messi a segno venerdì al Cairo in poche ore. Una scia di violenza a cui vanno sommati gli scontri tra le forze di polizia e i sostenitori dell'ex presidente Morsi, scesi in piazza a Beni Suef come al Cairo e in molte altre città, in una giornata che ha visto la morte di almeno venti persone, tra chi si è unito alle proteste e chi invece è rimasto vittima degli ordigni. Al numero dei morti si deve aggiungere quello dei feriti, diverse decine. 250 i manifestanti arrestati in tutto il Paese.
L'attentato più grave ha colpito il quartier generale della polizia al Cairo. Un'autobomba con un attentatore suicida a bordo è saltata in aria davanti all'edificio che lo ospita, provocando diverse vittime e causando danni gravi anche agli edifici che si trovano nei paraggi. Danneggiato non solo il palazzo che ospita la sede delle forze dell'ordine, ma anche il museo di arte islamica del Cairo: semi-distrutto secondo Monica Hanna, archeologa egiziana raggiunta al telefono dall'Ansa.
Altri tre ordigni sono esplosi nella capitale egiziana, vicino alla fermata della metropolitana di Dokki, a Giza, vicino al commissariato di polizia di Talbeya.
A Giza anche l'ultimo ordigno, esploso davanti a un cinema.Gli attentati sono stati rivendicati su internet da un gruppo ultra-radicale che si firma Ansar Bayt al-Maqdis, nome traducibile come "I campioni di Gerusalemme".
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