Il "nuovo" Egitto di Morsi? Peggio di quello di Mubarak

Dal Faraone al Terminator: la svolta autoritaria ha fatto crollare la Borsa del 10 per cento e il legame con Hamas getta benzina sul fuoco anti-Israele

Il "nuovo" Egitto di Morsi? Peggio di quello di Mubarak

Hosni Mubarak sarà anche stato un Faraone avido e spregiudicato, ma il Fratello Musulmano Mohammed Morsi insediatosi al suo posto con il plauso e il sostegno dell'Occidente minaccia di rivelarsi l'autentico Terminator d'Egitto. Le sue mosse son lì a dimostrarlo. In una sola settimana l'ex uomo d'affari deciso a coniugare islam e potere ha regalato legittimità internazionale agli integralisti di Hamas e s'è trasformato in un autocrate fuori controllo. Le conseguenze della mossa con cui ha messo fuori gioco il procuratore generale Abdel Meguid Mahmoud ed ha garantito a se stesso i pieni poteri delegittimando l'intero potere giudiziario sono sotto gli occhi di tutti. Dopo la pausa del sacro venerdì islamico la Borsa egiziana è precipitata negli abissi. In poche ore i listini han perso il dieci per cento del loro valore e si son fermati solo quando i blocchi computerizzati hanno arresto il flusso di vendite al ribasso. Il duro colpo inferto alla già fragile stabilità finanziaria è solo il sintomo di guai ben più gravi.

Per risollevare il paese dal baratro Morsi ha urgente bisogno di 14 miliardi e mezzo di dollari da versare nelle dissestate casse dello stato. Per ottenerli corteggia da mesi le principali istituzioni politiche e finanziarie internazionali dall'Unione Europea al Fondo Monetario. Quest'ultimo - non più tardi di martedì - aveva proposto all'Egitto un prestito da 4, 8 miliardi di dollari. In cambio pretendeva l'impegno a realizzare profonde riforme del settore fiscale e delle politiche di spesa al fine di favorire gli investimenti stranieri e rilanciare la crescita economica. Il Morsi impegnatosi a realizzare quelle richieste è però lo stesso dimostratosi pronto - poche ore dopo - a far carta straccia di ogni regola istituzionale e a concentrare nelle proprie mani potere esecutivo e potere giudiziario.

Chi dunque sarà mai disposto a concedergli ulteriore credito? Non certo il Fondo Monetario internazionale. E speriamo neppure l'Unione Europea. Persino un Obama arrivato al punto d'ignorare i legami ideologici di Morsi con i fondamentalisti di Hamas pur di strappare una tregua sul fronte di Gaza incomincia a chiedersi se sia opportuno regalare un miliardo e mezzo di dollari statunitensi ad un presidente prossimo a trasformarsi in un nuovo dittatore. I guai economici sono poca cosa rispetto al disastro geopolitico innescato da un Egitto trasformatosi nel grande protettore del fondamentalismo palestinese. Il palese appoggio concesso ad Hamas dal nuovo regime minaccia di compromettere i già non facili rapporti con Israele e vanificare quell'accordo di pace che dal 1979 ha risparmiato alla regione conflitti e spargimenti di sangue ancor più gravi.

La complicità politica ed ideologica con un organizzazione che ha imposto a Gaza la legge del kalashnikov e del Corano sfata definitivamente le convinzioni di chi s'illudeva che Morsi e i Fratelli Musulmani fossero in grado di coniugare islamismo e democrazia. Il sogno di piazza Tahrir è insomma già svanito. Ed un nuovo disastro è già dietro l'angolo. Ma da questo l'Egitto rischia di non risollevarsi più.

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