Obama chiama Monti: arrivano i droni per uccidere

Dal Congresso Usa via libera alla vendita di 6 aerei senza pilota al nostro Paese Roma e Londra uniche alleate a usare questi velivoli nella lotta al terrorismo

Obama chiama Monti: arrivano i droni per uccidere

Monti Robot e Obama Termi­nator, ovvero i super alleati nella guerra al terrorismo. A suggellare la Santa Alleanza con un presiden­te che, a dar retta al New York Ti­mes , sceglie personalmente i terro­risti da incenerire, sono sei Reaper MQ 9, sei aerei senza pilota armati di missili Hellfire. Grazie a quei 6 gioiellini del valore complessivo di 500 milioni di dollari (398 milio­ni di euro) non solo garantiremo una migliore difesa ai nostri milita­ri in Afghanistan, ma diventeremo anche la piazza di prova per un mercato capace di fruttare a Washington dai 4,3 ai 5,8 miliardi di dollari annui.

La fornitura rischia però d’inne­scare l'indignazione degli espo­nenti del Pd più vicini alla sinistra pacifista. Grazie a quei sei droni, destinati ufficialmente alle opera­zioni in Afghanistan, saremo assie­me agli inglesi l’unico alleato di Washington a disporre di Reaper armati. Gli unici assieme a Londra a poter partecipare a quelle elimi­nazioni mirate a colpi di missili considerate esecuzioni extra giu­diziali da larga parte della nostra si­nistra. Le tegole per i democratici italiani fedeli un tempo al mantra obamiano dello «yes we can» e og­gi alle politiche di Mario Monti non finiscono qui. Mentre il Wall Street Journal rivela la storia dei Re­aper, il New York Times racconta come il Nobel per la Pace Barack Obama scelga personalmente i ter­ror­isti da eliminare dopo aver con­sultato le liste sottopostegli dalla Cia.Da quando si è assunto l’esclu­sivo diritto d’opzione, Obama ha autorizzato operazioni che preve­devano perdite collaterali e ha an­che dato il benestare all’uccisione di Al Awlaki, un predicatore al-qai­dista con cittadinanza americana.

Non pago,ha permesso anche l’eli­minazione del figlio 16enne del predicatore.Le rivelazioni si giova­no ovviamente d­ell’implicita com­plicità di un’Amministrazione de­mocratica convinta, evidente­mente, dell’utilità di diffondere l’immagine di un presidente capa­ce d’assumersi responsabilità as­sai controverse. Ma l’Italia non è l’America. Le indiscrezioni del New York Times e quelle sui Rea­per minacciano di diventare un boomerang per il nostro Mario Monti che rischia di venir dipinto come il miglior alleato di un Oba­ma Terminator.

Una solida fede atlantista garan­tita dall’incondizionato appoggio del presidente è però la condizio­ne «sine qua non» per la fornitura di un velivolo ai vertici della tecno­logia militare. La prima richiesta italiana di 4 Reaper MQ 9 al costo di 330 milioni di dollari risale al 1 agosto del 2008, ovvero subito do­po l’insediamento del governo Berlusconi. Nel novembre 2009 l’Italia, che già schiera in Afghani­stan una squadriglia di Predator di­sarmati, aggiunge alla prima com­me­ssa da 330 milioni di dollari la ri­chiesta di altri due droni armati. La domanda resta però bloccata fi­no allo scorso aprile. Quando final­mente approda al Congresso vie­ne immediatamente ritirata per le obiezioni di alcuni deputati. Con Monti al potere tutto fila subito più liscio. La richiesta rimandata al Congresso lo scorso aprile risul­ta approvata sin dal 27 maggio, ulti­mo dei 40 giorni concessi per solle­vare obiezioni.

A questo punto so­lo u­na risoluzione votata congiun­tamente anche al Senato entro 15 giorni potrà bloccare l’affare. Ma un atto del genere è assolutamen­te improbabile visto le lodi tributa­te dai portavoce del Pentagono a un’Italia che«contribuisce signifi­cativamente alle operazioni con­giunte di Stati Uniti e Nato ».L’uni­ca obiezione del Congresso riguar­da gli scarsi vincoli sull’utilizzo di quei 6 Reaper.

Nel sottoporre la for­nitura al Congresso l’Amministra­zione, pur spiegando che servono a garantire migliore protezione al­le nostre truppe in Afghanistan, non pone limiti a utilizzi diversi in futuro. Se ci sarà bisogno d’altro, Obama dovrà dunque solo chiede­re.

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