Le Pen conquista i francesi: uno su tre la pensa come lei

Marine non è più il diavolo: il 35% la vedrebbe al governo. Il tema dell'immigrazione fa breccia a Parigi, ma anche nel resto d'Europa

Le Pen conquista i francesi: uno su tre la pensa come lei

«Inquietante», gridano in coro i partiti dell'establishment, il centrodestra Ump e i socialisti al governo, che si rinfacciano reciprocamente la colpa di fare il gioco di Marine Le Pen. E in effetti c'è di che inquietarsi per i partiti tradizionali dopo la pubblicazione dell'ultimo sondaggio sul Front National, il partito di estrema destra guidato dalla nuova «Marianne» di Francia: più di un francese su tre, il 34%, aderisce alle idee del FN. E quel che colpisce è soprattutto il balzo in avanti fatto in un flash: dal 22% del 2011, al 31% del 2012 al 32% del 2013. Ma c'è di più. Secondo quanto rilevato dall'istituto Tns Sofres fra il 30 gennaio e il 3 febbraio -prima del referendum in Svizzera che potrebbe aver portato nuova acqua al mulino del Front anti-immigrati- il 35% del campione ritiene che il partito possa partecipare a un governo. I numeri -compreso quelli che qualche settimana fa davano il Front primo alle Europee di maggio- provano come il «cordone sanitario» che la destra «repubblicana» ha sempre voluto tenere con la destra «estrema» sul piano istituzionale si stia assottigliando nell'opinione pubblica. Fino al punto da dare a Marine Le Pen la capacità di raccogliere consensi anche al di fuori del suo elettorato tradizionale, almeno così sostiene il 58% dei francesi, il 5% in più dell'anno scorso. Eppure quel che racconta il sondaggio è soprattutto l'avanzare di una leader e delle sue idee. Perché in effetti la diffidenza per il Front National resta forte e ancora un francese su due pensa che il partito rappresenti «un pericolo per la democrazia in Francia» (ma è il 25% in meno rispetto al '97) mentre a Marine viene attribuita dagli intervistati (56%, un balzo in avanti del 7%) la capacità di «capire i problemi che i francesi sono chiamati ad affrontare quotidianamente» e una certa abilità -lo dice il 40%- nel «tirare fuori idee nuove per risolvere i problemi della Francia». Proprio a queste idee i francesi cominciano a sentirsi sempre più vicini, a cominciare dalla sensazione «di non sentirsi più a casa propria in Francia» fino alla voglia di «difendere i valori tradizionali» e di sperare in una giustizia «più severa».

La «dediabolizzazione» -l'operazione di togliere al partito l'aura di inavvicinabile- sembra pienamente compiuta da Marine, che gode del successo esploso proprio dal 2011, anno in cui ha raccolto l'eredità del padre Jean-Marie. E infatti «la bionda» reagisce inorgoglita: «Sono risultati promettenti. Dimostrano che il FN ha una vocazione a governare, contrariamente a quello che si è detto per molto tempo. Non ha la vocazione a essere un movimento di protesta ma è un movimento di adesione bello e buono». Poi off the record, durante una cena a Parigi, ammette: «Un tempo c'era sempre qualcuno che appena mi vedeva entrare in un locale si alzava e se ne andava. Adesso il clima è cambiato». Eppure proprio due dei temi cardine dell'agenda politica del Front vengono sonoramente bocciati dagli elettori: il 64% si dichiara contrario all'uscita dall'euro e il 72% alla cosiddetta «preferenza nazionale», la priorità ai cittadini francesi in tema di occupazione. Le Pen è convinta che sia solo questione di tempo e di sostanza del dibattito pubblico: «È come la Costituzione europea -dice- fino a che non se n'è parlato il 65% dei francesi era favorevole, da quando si è aperta la discussione il 55% è contro». Cosa accadrà ora che, dopo il voto della Svizzera, non solo a Parigi si è aperto un acceso dibattito sui limiti all'immigrazione ? Lì dove la destra è forte, in molti cominciano a chiedere di potersi pronunciare sull'argomento.

Così il Partito del Progresso che governa insieme ai Conservatori in Norvegia -Paese che come la Svizzera non è membro dell'Unione ma ha accordi legati alla sua adesione al trattato di Schengen e allo Spazio economico europeo- ha chiesto ufficialmente una consultazione nello stile di quella elvetica. Stesso copione in Austria, dove il leader dell'estrema destra (Fpoe) Heinz-Christian Strache vorrebbe votare per frenare gli ingressi mentre il governo teme invece per la sorte dei suoi 40mila cittadini in Svizzera.

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