Il primo ministro britannico David Cameron e il presidente americano Barack Obama, che ieri sera hanno avuto un nuovo colloquio telefonico incentrato sulla Siria, "non hanno alcun dubbio sulle responsabilità del regime di Assad" nell’attacco "con armi chimiche", secondo quanto dichiarato da Downing Street. Dello stesso parere anche Joe Biden, vice-presidente americano, che ha dichiarato: "Non c’è dubbio che il regime siriano ha usato i gas: armi chimiche sono state usate, e il regime di Damasco è il solo che le ha". In base a una indiscrezione della Nbc, l'attacco contro la Siria durerà tre giorni e avrà inizio giovedì.
Le forze speciali britanniche hanno dato la scorsa notte la caccia ai missili siriani, in preparazione degli attacchi della comunità internazionale contro il regime siriano che potrebbero scattare già domani notte. Lo riporta il Daily Mirror. La caccia di Londra ai missili e alle armi chimiche - a cui partecipano tra gli altri Sas (Special Air Service, le forze speciali) e agenti dell’MI6 (l’agenzia di spionaggio all’estero della Gran Bretagna) - è secondo il Daily Mirror una delle più rischiose dell’era moderna, dal momento che è diretta tanto contro le forze di Assad quanto contro quelle di elementi ribelli.
Secondo l’Australia è possibile una risposta militare internazionale alla crisi in Siria anche senza un mandato delle Nazioni unite. "È necessario far pagare un prezzo al regime", ha detto il ministro degli Esteri Bob Carr. Diversa la posizione dell'Italia. "Non parteciperemo ad azioni militari che siano collocabili al di fuori del quadro delle Nazioni Unite", ha dichiarato il ministro degli Esteri, Emma Bonino, precisando tuttavia che "siamo di fronte a un crimine di guerra e il governo italiano si associa pienamente alla condanna internazionale". Il ministro ha poi aggiunto che "se arrivasse il via libera delle Nazioni Unite, l’Italia non parteciperebbe automaticamente a un intervento militare internazionale in Siria, ma la questione sarebbe oggetto di un serio dibattito in Parlamento".
Dall'altro, la Russia continua ad avvertire gli Usa: "Una soluzione militare in Siria destabilizzerebbe il Paese e tutto lo scacchiere del Medio Oriente", ha detto il ministero degli Esteri di Mosca. E anche l'Iran lancia un monito alle forze occidentali: "Un intervento militare straniero in Siria minaccerebbe la sicurezza e la stabilità della regione", ha affermato il ministro della Difesa di Teheran, generale Hossein Dehgan, in un’intervista all’agenzia ufficiale Irna. Inoltre, secondo quanto riportato dall'agenzia iraniana Fars, "se Damasco viene attaccata, anche Tel Aviv verrà presa di mira e una vera guerra contro la Siria produrrà una licenza per attaccare Israele".
Il vice ministro degli esteri siriano Faisal Maqdad ha intantomesso in guardia l'Europa, sostenendo che Londra e Parigi hanno aiutato "i terroristi" ad usare le armi chimiche in Siria e che gli stessi gruppi le useranno presto contro l’Europa. Scenario che il governo siriano avrebbe provato agli ispettori Onu: "Ripetiamo che sono stati i gruppi terroristi ad usarle (le armi chimiche) con l’aiuto degli Usa, della Gran Bretagna e della Francia e questo deve finire", ha precisato, "Questo vuol dire che queste armi chimiche presto saranno usate dagli stessi gruppi contro il popolo d’Europa".
"Da informazioni provenienti da una ampia varietà di fonti è emerso che il regime siriano ha fatto uso di armi chimiche" nei recenti attacchi perpetrati intorno a Damasco. È quanto afferma in un comunicato la Nato, che aggiunge: "Si tratta di una flagrante violazione delle norme che regolano da lungo tempo il diritto internazionale e della prassi. L’uso di queste armi è inaccettabile e non può restare senza risposta. Coloro che ne sono responsabili devono risponderne".
Secondo l'Onu, sarebbe stato il fratello di Bashar al-Assad, Maher, ad ordinare l’attacco chimico alla periferia est di Damasco il 21 gosto. Lo rivela Bloomberg, citando una fonte del gruppo dell’Onu che monitora i conflitti nella regione. Maher al-Assad, fratello minore del presidente, è il capo della Guardia repubblicana del regime e controlla la quarta divisione corazzata dell’esercito, un’unità di elite.
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