Le relazioni tra Ankara e Tel Aviv si sono scongelate, ma fino a un certo punto. Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha portato a casa oggi un accordo con i vicini di casa per quanto riguarda la vicenda della Mavi Marmara, l'imbarcazione della Freedom Flotilla fermata da un raid israeliano nel 2010, mentre tentava di forzare il blocco della Striscia di Gaza. Ma i contrasti tra i due paesi rimangono aperti su un altro fronte caldo, quello della Siria.
I negoziatori di Erdogan hanno ottenuto oggi una bozza di accordo sui risarcimenti che Israele dovrà versare alle famiglie degli otto attivisti morti nel blitz sulla Mavi Marmara. Su questo fronte dunque, le acque sembrano essersi calmate.
Più critica la situazione su un'altra questione diplomatica. Erdogan ha criticato oggi i raid compiuti da Israele in Siria, definendoli "inaccettabili". Il premier turco ha chiesto l'intervento dell'Onu, sottolineando che "nessun pretesto può giustificare" quanto accaduto. Il timore di Ankara è che azioni come questa offrano "su un vassoio d'argento delle carte" al governo di Bashar al-Assad.
Erdogan, che nei mesi scorsi ha chiesto e ottenuto dall'Onu il dislocamento di alcune batterie di missili Patriot vicino al confine, teme un'ulteriore complicazione del conflitto già in atto nel paese di Assad, che ha portato in Turchia 324mila rifugiati.
Nei giorni scorsi la discussione su Damasco si è fatta ancora più serrata, con le dichiarazioni di Carla Del Ponti.
Membro della Commissione delle Nazioni Unite che indaga sui crimini di guerra in Siria, ha sostenuto di avere prove serie - anche se non definitive - dell'utilizzo di armi chimiche da parte dei ribelli. Una dichiarazione personale e molto contestata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.