Siria, libero l'ingegnere italiano rapito

Liberato dai russi. I nostri 007 e la Farnesina tagliati fuori dall'operazione, ma si vantano del successo

Arrivato all'aeroporto di Ciampino Mario Belluomo, l'ingegnere catanese rapito in Siria
Arrivato all'aeroporto di Ciampino Mario Belluomo, l'ingegnere catanese rapito in Siria

Ieri pomeriggio mentre il «Giornale» intervista al telefono il 64enne ingegnere catanese Mario Belluomo gli emissari del nostro ministero degli esteri partiti da Beirut per riportarlo a casa sono ancora lontani.
La chiusura della nostra sede diplomatica a Damasco decisa per adeguarci all'embargo europeo contro la Siria ha anche impedito qualsiasi trattativa diretta. Tutto il negoziato, come ricostruito da «Il Giornale», è sempre rimasto nelle mani dei servizi di sicurezza siriani e di quelli russi.
La fase più calda inizia ai primi di gennaio quando i militanti dell'Esercito di Liberazione Siriano, responsabili del sequestro, fanno sapere di non voler soldi, ma il rilascio di sei compagni catturati dai governativi. Tre dei personaggi da rilasciare sono però già stati condannati dai tribunali siriani e Damasco non vuole liberarli.
La trattativa continua anche su sollecitazione delle influenti autorità russe. Noi italiani assistiamo da lontano. Un po' per la lontananza fisica determinata dalla rottura con Damasco, un po' per il ridimensionamento dei nostri servizi nell'area ci ritroviamo alquanto in difficoltà in una zona dove finora ci eravamo sempre mossi con disinvoltura.
Anche quando, verso il 25 gennaio, la trattativa entra nella fase finale Damasco stenta a identificare un interlocutore in grado di rappresentare il nostro paese.

Per questo Belluomo non trova nessun italiano ad attenderlo né a Homs, dove arriva alle 13 di domenica, né ieri mattina Damasco dove viene ospitato negli uffici del ministero degli Esteri. Tornato a casa Belluomo, bisognerà ora pensare al difficile caso di Giovanni Lo Porto il 38enne cooperante palermitano rapito il 19 gennaio scorso da un gruppo di talebani pachistani e ancora nelle loro mani.

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