Sorpresa, la Corea del Nord chiede pace in tv

Il leader ragazzino Kim stupisce il mondo: promette riforme economiche e ripresa del dialogo con il Sud

Sorpresa, la Corea del Nord chiede pace in tv

Sono solo parole. Ma sono le prime in 19 anni. E invocano una riconciliazione capace di metter fine alla guerra strisciante che divide le due Coree. Una guerra mai conclusa da un formale trattato di pace. Kim Jong Un - il terzogenito della dinastia rossa di Pyongyang - l'erede ragazzino la cui designazione sembrava l'estrema stramberia del «Caro leader» Kim Jong Il, continua a sorprendere. Forse non è farina del suo sacco, ma d'invisibili eminenze grigie. C

omunque sia la stagnante palude nordcoreana sembra increspata da una corrente di cambiamento. Il discorso d'inizio anno con cui Kim Jong Un ha salutato i propri sudditi ne è un segnale. Il padre, morto nel dicembre del 2011, si era sempre guardato dal pronunciarne uno. Per scoprirne il recondito pensiero i sudditi dovevano accontentarsi del soporifero editoriale del primo gennaio che ne riassumeva i dettami. Per trovare editti letti di persona bisognava risalire a Kim Il Sung, il capostipite della dinastia rossa scomparso 19 anni fa. Un capostipite ancora assai popolare e a cui Kim Jong Un fa capire d'ispirarsi. Nel discorso di ieri più delle analogie pesano però i contenuti. Dopo anni di minacce, proclami nucleari, invettive guerrafondaie, un leader di Pyongyang evoca la riconciliazione con la Corea del Sud, accenna a riforme economiche, incoraggia lo sviluppo scientifico per finalità non solo militari. Di quei tre inediti il più rivoluzionario resta l'invito alla riconciliazione. «Una delle chiavi per mettere fine alla divisione della nazione e raggiungere la riunificazione è la fine del confronto tra il Nord e il Sud», dichiara Kim Jong Un spiegando che «la precondizione fondamentale per promuovere la riunificazione nazionale è onorare e mettere in atto gli accordi Nord Sud». Un'esplicita allusione agli accordi raggiunti con Seul tra il 2000 e il 2007 quando i presidenti sud coreani Kim Dae jung e Roh Moo hyun fecero visita a Pyongyang lanciando politiche di apertura.

Il giovane Kim Jong Un sembra dunque tendere la mano a Park Geun-hye, la vincitrice delle elezioni del 19 dicembre in procinto di diventare la prima donna presidente della Corea del sud. Al pari di Kim Jong Un è anche lei decisa a svincolarsi dalla tradizione di famiglia. Figlia di Park Chung -hee, il falco anticomunista che governò la Corea del Sud dal 1961 al 1979, la signora Park si ritrovò orfana della madre dopo un attentato dei servizi segreti nord coreani. Nonostante questi trascorsi la signora Park ha impostato tutta la campagna elettorale sul tema del riavvicinamento a Pyongyang promettendo di voler organizzare un summit con il suo omologo del Nord.

Il discorso d'inizio anno di Kim Jong Un sembra dunque la risposta ai buoni propositi della presidentessa del Sud. Ma oltre ai messaggi subliminali bisogna guardare a quelli concreti. Per la prima volta il regime di Pyongyang ha permesso di celebrare in piazza la notte di fine anno allietando lo svago dei propri concittadini con spettacoli e fuochi artificiali. Un'apertura preceduta dal lancio missilistico dello scorso 12 dicembre che stando ai proclami ufficiali apre a Pyongyang i confini dello spazio. Grazie a questo successo e alla promessa, appena abbozzata, di concedere ai contadini la possibilità di tenere una quota del raccolto Kim Jong Un si sta trasformando da leader ragazzino in leader della speranza.

Una speranza frutto non

tanto del suo estro - dicono le malelingue - quanto dell'esasperazione di molti esponenti del partito decisi a puntare su di lui dopo i lunghi anni di stagnazione imposti da suo padre con la complicità dei capi militari.

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