Viaggio studio negli Usa per Chen A pagarlo migliaia di dissidenti

Viaggio studio negli Usa per Chen A pagarlo migliaia di dissidenti

La faccia di Cina e Stati Uniti forse è salva. Quella degli amici e dei compagni di Chen Guangcheng un po’ meno. Mentre il dramma del dissidente cieco sembra vicino ad una soluzione la tragedia dei suoi sostenitori è appena agli inizi. Mentre il mondo si mobilita per Chen tocca a loro subire violenze e persecuzioni. E su di loro potrebbe abbattersi la vendetta del regime una volta partito il grande protagonista. Anche per Chen nulla comunque è ancora certo. «Posso dirvi solo una cosa: la mia situazione adesso è molto pericolosa» ricordava ieri mattina il dissidente cieco. Un allarme lanciato poche ore dopo l’imbarazzante conversazione telefonica con alcuni deputati riuniti al Congresso di Washington in cui faceva capire di esser stato abbandonato al proprio destino dai diplomatici statunitensi. Proprio quella telefonata ha messo alle corde l’amministrazione Obama, l’ha spinta a strappare ai cinesi l’accordo che dovrebbe permettere all’avvocato autodidatta di ottenere un permesso di studio, volare negli Stati Uniti con la famiglia e laurearsi in un’università americana. Grazie alla formula - digerita «obtorto collo» da Pechino - Chen non sarà, formalmente, un rifugiato politico sfuggito alla persecuzione. Il portavoce del ministero degli esteri Liu Weimin ha ieri ufficialmente avvallato l’accordo sostenendo che Chen può «fare regolare domanda, come tutti i cittadini cinesi».
Tuttavia Chen sa di non poter cantare vittoria. Per lasciare il Paese dovrà prima ottenere un passaporto dalle autorità della provincia di Shandong, ovvero dai mandanti di quella persecuzione costatagli quattro anni di carcere duro e 19 mesi di brutale segregazione.
La caparbia disperazione con cui questo dissidente cieco e autodidatta ha cercato di sottrarsi alla persecuzione del Moloch cinese e all’indifferenza della diplomazia americana rischia però di lasciare nei guai più neri gli anonimi e sconosciuti sostenitori cinesi che hanno contribuito alla sua battaglia. Chen lo sa. Proprio ieri ha ricordato che per molti di loro sono già iniziati i giorni bui della persecuzione e della vendetta. He Perong, l’amica di famiglia che l’ha portato a Pechino guidando per oltre 800 chilometri e seminando la polizia ha trascorso l’ultima settimana in galera. Rilasciata da qualche giorno è di fatto segregata nella sua casa di Nanjing e guardata a vista da un drappello di guardie che - come spiega in un messaggio spedito su Twitter - le vieta di vedere o parlare con chiunque. Rischia grosso anche chi cerca di avvicinarsi alla stanza dell’ospedale di Pechino dove Chen è ricoverato, in strettissimo isolamento, sin da quando è riemerso dall’ambasciata statunitense. Giovedì Jiang Tianyong un avvocato impegnato nella lotta per la difesa dei diritti civili, è stato arrestato, bastonato e minacciato dalle guardie schierate all’ingresso. «Lo hanno preso a manganellate sulle orecchie, ora è completamente sordo da una parte e sente male dall’altra, la polizia l’ha rilasciato ieri mattina - racconta la moglie – ma da quel momento siamo entrambi prigionieri in casa, guardati a vista dai poliziotti». La stessa sorte tocca all’artista Liu Yi. Ammanettato dalla polizia mentre tenta di entrare nell’ospedale viene prima colpito alla testa con una bottiglia e poi interrogato e minacciato per ore. Una sorte condivisa, prima che le venisse concesso di raggiungerlo a Pechino, anche da Yuan Weijing, la moglie del dissidente cieco. Quando la polizia scopre la fuga di suo marito Yuan viene legata ad una sedia e tenuta senz’acqua né cibo per due giorni. Liberata e portata a Pechino Yuan Weijing continua – come racconta Chen - ad essere tallonata e filmata da un gruppo di guardie che la seguono fin dentro alla sua stanza d’ospedale. La determinazione con cui questo dissidente cieco denuncia non solo il proprio dramma, ma anche quello dei suoi sostenitori potrebbe sortire un altro effetto.

La sua voce sommessa, ma decisa potrebbe risvegliare il resto del mondo, far comprendere che nella Cina delle opportunità e degli affari Chen Guangcheng non è un caso isolato, ma punta di un iceberg. Un iceberg che imprigiona chiunque non si uniformi al regime. Un’enorme montagna di ghiaccio alla deriva in un silenzioso oceano di persecuzioni e violenze quotidiane.

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