Tel Aviv - È la prima volta dalla guerra di Yom Kippur, nel 1973, che Israele spara in territorio siriano. Gli artiglieri hanno risposto ieri a colpi di mortaio arrivati dalla Siria non lontano da una postazione militare israeliana nella parte orientale del Golan. I due Paesi, anche se per decenni il confine è stato calmo, sono formalmente in guerra.
I vertici dell'esercito non sanno se il fuoco siriano fosse intenzionale o parte di una battaglia tra ribelli e forze del regime. E non sanno neppure chi abbia sparato. «Abbiamo risposto, sparando in territorio siriano colpi di avvertimento. Sappiamo infatti che lì c'è una battaglia interna e non vogliamo esserne parte», ha spiegato un portavoce dei militari, mentre un altro ha detto ai giornali che hanno sparato in direzione di una postazione dell'esercita siriano. Gli artiglieri hanno lanciato in Siria un Tammuz, un missile anti-carro altamente tecnologico. Non si sa se ci sono state vittime o danni oltre il confine.
La decisione di rispondere al fuoco è arrivata dall'alto, dal capo di stato maggiore Benny Gantz, proprio perché, spiegano i militari, nelle ultime settimane il fuoco siriano - originato presumibilmente da scontri locali - è finito otto volte oltre confine. Non ci sono stati feriti ma i residenti delle piccole comunità israeliane della zona temono che l'instabilità siriana possa oltrepassare la frontiera, come successo nel Sud della Turchia, dove civili sono rimasti uccisi da colpi di artiglieria dell'esercito siriano destinati alle forze ribelli.
Per Meir Elran, a lungo nell'intelligence militare israeliano ed esperto dell'Institute for National Security Studies, il confine resterà stabile «perché né i siriani né gli israeliani hanno interesse a un peggioramento della situazione». I colpi di mortaio caduti in Israele possono essere stati causati più dall'incapacità dei siriani di maneggiare armi che dalla volontà di provocare, dice.
Elran spiega anche che la situazione lungo il confine Nord preoccupa Israele meno di quello che sta accadendo in queste ore al Sud, lungo la barriera con la Striscia di Gaza. Più di 80 razzi in arrivo da Gaza sono caduti sulla regione meridionale d'Israele da sabato pomeriggio quando, in risposta a un attacco contro un veicolo militare israeliano in pattuglia lungo il confine, l'artiglieria israeliana ha colpito la Striscia. Secondo fonti mediche palestinesi almeno quattro civili sono rimasti uccisi e due miliziani del Jihad islamico sono morti durante un raid aereo. Da sabato, quattro soldati israeliani e almeno tre residenti delle comunità rurali del Sud d'Israele sono stati feriti.
Hamas ha rivendicato gli attacchi missilistici assieme ad altri gruppi armati palestinesi. Si tratta di una mossa rara per il movimento islamista che controlla Gaza, che di rado rivendica i lanci, lasciando agire fazioni più piccole.
Il premier Benjamin Netanyahu - sotto pressione da parte dei residenti del Sud per garantire la loro sicurezza, alza i toni a poche settimane dalle elezioni di gennaio. Israele, dice il capo del governo, «è pronto a intensificare la risposta il mondo deve capire che non rimarremo senza fare nulla davanti ai tentativi di attacco».Twitter: @rollascolari
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