Il passato si chiude con una circolare che gira di mano in mano tra dipendenti allibiti. Mancano pochi giorni all'insediamento di Ségolène Royal nel palazzo Roquelaure, sede del ministero dell'ecologia. C'è impazienza. Sono ventidue anni che Ségolène aspetta quell'incarico. Pronta a cambiare rotta è decisa a togliersi la maschera ormai logora di eterna sconfitta. In politica, in amore.
E allora ecco che le regole cambiano, a partire dal basso. Si parte dall'ufficio, misure severe, inappellabili, che toccano le abitudini dei dipendenti. Secondo le indiscrezioni del settimanale Le Point, Ségolène Royal avrebbe emanato una circolare in cui vieta di mostrare «troppo» il décolleté. Niente più scollature per le donne che lavorano a stretto contratto con lei. Piccate la reazione delle impiegate che avrebbero dichiarato: «Ma noi ci vestiamo già in maniera decorosa». Il nuovo regolamento prevede, tra le altre cose, che la ministra si aggiri nei corridoi del ministero preceduta da un funzionario che la annunci, così che il personale possa alzarsi in piedi al suo passaggio. E poi: tutti in silenzio quando il ministro pranza. La «donna di ferro», come la chiamano i francesi, ex governatrice della regione di Poitou-Charentes, ha commentato l'articolo di Le Point con un laconico: «Sono norme interne che non prevedono il commento di nessuno all'esterno del ministero». Difficile però evitare i commenti se le regole più che dure suonano comiche, o quanto meno esagerate. Tra le altre novità, il divieto assoluto di fumare dentro e fuori dal palazzo e, naturalmente, alla presenza della Royal. E se la ministra pranza nel suo studio, nessuno può sostare nei corridoi adiacenti, per non disturbare con il rumore del chiacchiericcio. La smentita dalla Royal è arrivata su Twitter, che definisce la voce sul divieto delle scollature «ridicole». Ma il giornalista del settimanale, Emmanuel Berretta, insiste sulle nuove regole in vigore e conferma.
Tra le indicazioni, anche la condivisione degli spazi di lavoro, nessun ufficio singolo, neanche per Jean-Louis Bianco, consigliere speciale del ministro. Già all'inizio del mese, la Royal era finita al centro dell'attenzione della stampa per le difficoltà nel trovare collaboratori. «Nessuno vuole lavorare con Segolene», aveva affermato, dietro anonimato, a Le Figaro un pezzo grosso dei socialisti, mentre un altro dirigente aveva sottolineato che «fare il sottosegretario in autonomia sotto la Royal è un miraggio». «La sola istruzione che ho dato riguarda la più grande rigore nell'utilizzo dei fondi pubblici». Eccola l'immagine della donna sobria e rigorosa a cui i francesi sono affezzionati da sempre. Eppure scalpita sotto sotto, un'altra anima, inconfessabile e umana. Debolezza che riaffiora di chi sale al potere convinta che molto in questi anni le è stato tolto. E allora, nel riprenderselo lo fa con il gusto di chi assapora la rivalsa. Con gli interessi. Sono ventidue anni che aspetta tenace e sgobbona. Il primo falso allarme era arrivato il 1992. Il presidente Francois Mitterand le aveva promesso il ministero dell'Ambiente, proprio quel posto che le viene ridato oggi. Sembrava già tutto deciso.
Poi, non se ne fece più nulla. Non si poteva dare un posto a lei e accontentare anche l'altro consigliere del presidente, Francois Hollande, il compagno di Ségolène: inopportuno avere una coppia nella squadra di governo. Era stata la prima grande delusione. Ne sono arrivate tante altre, politiche e personali. Ségolène non ha più voglia di quel basso profilo che i giornali le hanno dipinto addosso. È tempo di svelare tutta la sua ambizione di comandare con il pugno di ferro. Da vera zarina. «Se non avessi vissuto con Hollande, sarei primo ministro». Ecco appunto.
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