Esuberi, varato il decreto ma Fiat resta alla finestra

Forti perplessità di Maroni sulla cassa in deroga richiesta da Lingotto e sindacati

Pierluigi Bonora

da Milano

Il governo vara il piano straordinario per il sostegno al reddito, finalizzato al reimpiego di 3mila ultracinquantenni che non rientrano più nei progetti delle rispettive aziende; ma la Fiat continua a stare alla finestra. Il provvedimento, studiato dai tecnici del ministero del Welfare con un occhio proprio al gruppo di Torino, se il Lingotto non tornerà sui suoi passi sarà utilizzato per i lavoratori in esubero di altre aziende. Il braccio di ferro tra Roma e Torino, dunque, continua. Lo stesso ministro Roberto Maroni, presentando ieri l’iniziativa, ha sottolineato come sia aperto a tutte le situazioni di crisi ma che, stando alle dichiarazioni di questi giorni, la Fiat «non pare interessata».
E non poche perplessità Maroni ha avanzato sull’accordo raggiunto tra Fiat e sindacati, un’intesa volta a ottenere la cassa integrazione in deroga a favore di circa 700 lavoratori per i quali il provvedimento scade il 20 maggio. «Parliamo di uno strumento - ha commentato il ministro del Lavoro - nato per quelle aziende che non prevedono ammortizzatori sociali». Le dichiarazioni di Maroni hanno scatenato la reazione dei sindacati, concordi a considerare sbagliato l’atteggiamento del rappresentante del governo. Per Fiom, Fim e Uilm la cassa in deroga è uno strumento per evitare i licenziamenti. Il segretario nazionale della Fim, Bruno Vitali, è convinto che «se non dovesse esserci la cassa in deroga per i lavoratori della Fiat e il decreto varato non dovesse andare bene per l’azienda, sarebbe inevitabile un forte scontro dei sindacati con il Lingotto, qualora Torino procedesse a licenziamenti collettivi. E la rigidità mostrata dal ministro - secondo Vitali - sembra preludere a questo scontro».
«Il piano che abbiamo approvato - ha risposto Maroni - ha avuto il sostegno di tutto il governo ed è al di fuori delle vecchie logiche assistenzialistiche, essendo mirato al reimpiego delle persone». Palazzo Chigi ha anche deciso la proroga dei contratti di solidarietà per tutto il 2006, con un impegno di 35 milioni per le imprese industriali che non hanno la cassa integrazione o per quelle non industriali che non prevedono gli ammortizzatori sociali (come le ditte artigianali, quelle commerciali e di servizi).
«Questa misura - ha spiegato il ministro del Welfare e delle politiche sociali - vale 35 milioni che, aggiunti alle casse in deroga per 480 milioni, definiscono un intervento straordinario di sostegno al reddito dei lavoratori di imprese in difficoltà, al di là del normale finanziamento della cassa integrazione e della mobilità, per circa 520 milioni di euro. Come si vede, è uno sforzo notevole». Il decreto varato ieri costerà meno di 100 milioni e prevede l’impossibilità per l’azienda di assumere, per due anni, al posto dei lavoratori licenziati persone con lo stesso profilo professionale.
Il decreto comprende, inoltre, un meccanismo di incentivi e disincentivi. Chi dovesse trovare nel periodo di protezione un nuovo impiego e dovesse perderlo non per causa propria, rientrerà nel programma di tutela. Quanto al disincentivo, la persona che dovesse rifiutare un nuovo lavoro, con la medesima retribuzione, la stessa mansione e nel raggio di 50 chilometri, non avrà più diritto al sussidio.


Ieri, intanto, il titolo Fiat è tornato nuovamente in terreno negativo, chiudendo la giornata a 9,08 euro (meno 0,99%). Si è sgonfiato, per ora, l’effetto delle vendite di auto in Italia che hanno riportato i tre marchi torinesi a oltre il 30% della quota di mercato.

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