Condizionatori, arriva la stretta dell'Ue in nome del Green Deal: Italia si oppone

Il recente regolamento dell'Unione europea prevede una drastica riduzione degli F-gas nel decennio e la totale eliminazione entro il 2050: 8 apparecchi su 10 sarebbero da sostituire

Condizionatori, arriva la stretta dell'Ue in nome del Green Deal: Italia si oppone
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L'Unione europea torna all'attacco sui condizionatori, premendo sull'acceleratore del Green Deal. La parola d'ordine è lotta agli idrofluorocarburi, anche noti come F-gas, e al loro effetto serra.

Arriva la nuova stretta

L'argomento è discusso da tempo, ma con la nuova stretta prevista dalla Ue si andranno a colpire i condizionatori, le pompe di calore, e gli impianti di refrigerazione stazionari e in movimento dei supermercati. Diventa sempre più concreto, dunque, il rischio di assestare colpi durissimi alla produzione, oltre a quelle società che si occupano della manutenzione di queste apparecchiature.

Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il settore degli addetti alla manutenzione o alla riparazione dei climatizzatori "contribuisce al Pil italiano per lo 0,5%, un volume d’affari pari a circa 8 miliardi di euro e impiega fino a 140mila persone". Apparecchi di questo genere, del resto, li si trovano dappertutto. Non solo nelle case di privati cittadini, ma anche negli uffici della Pa e negli ospedali.

L'Unione europa, tuttavia, va avanti come un treno. L'obiettivo è arrivare alla declamata neutralità climatica entro il 2050, con lo stop agli F-gas in alcuni settori entro la decade. Lo scorso 30 marzo c'è stato il via libera del Parlamento europeo, ma le trattative non si sono ancora chiuse e forse c'è ancora margine per intervenire.

La battaglia contro il regolamento

L'Italia rientra fra quei Paesi che stanno dando battaglia, ricordando quali rischi potrebbe comportare la realizzazione di un tale programma.

Applia, Area Ehpa e Epee, associazioni che rappresentano la categoria, hanno espresso la loro preoccupazione, parlando di divieti che non tengono assolutamente conto delle varie applicazioni degli apparecchi, e che non considerano quali possano essere i tempi per la formazione dei tecnici.

Si è fatta sentire anche la voce di Confindustria, che ha chiesto limiti più ragionevoli e, soprattutto, realistici. Fa sorgere qualche dubbio, ad esempio, il piano RePowerEU, in cui si parla di sostituire progressivamente le caldaie a gas con le pompe di calore.

Dal primo gennaio 2024 scatterà quindi l'obbligo di sostituire gli impianti di refrigerazione stazionari. Secondo una stima de Il Messaggero, andrebbe cambiato l'80% dei condizionatori attualmente in uso.

FdI sul piede di guerra

Il capogruppo di Fratelli d'Italia Tommaso Foti ha recentemente presentato alla Camera, duranta la riunione delle commissioni Ambiente e Attività produttive, una risoluzione sul tema. Il governo, in sostanza, si prepara a prendere posizione contro la risoluzione Ue.

"Pur contenendo obiettivi ambientali pienamente condivisibili, la proposta produrrà effetti dannosi, finendo per danneggiare la filiera nazionale della refrigerazione e del condizionamento, ambito nel quale l'Italia è guida in Europa e nel mondo", è quanto si dichiara nel documento.

"Inoltre, se non modificato, il testo approvato dal Parlamento Ue causerà l'uscita dal mercato della maggior parte degli impianti attualmente in commercio, rendendo se non proprio impossibili, di certo molto complicate anche le riparazioni delle macchine esistenti e utilizzate sia per attività produttive che per uso domestico".

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