Elly Schlein è donna di mondo. È cresciuta in Canton Ticino e s'è formata negli Stati Uniti, mangiando pane e politica alla corte di Barack Obama. Da quando, però, s'è insediata nella segreteria romana del Pd non guarda più lontano del Colosseo. Mentre si straccia le vesti per la revisione di un provvedimento contrario alle norme europee come la «protezione speciale», ignora quanto avviene sul fronte immigrazione fuori dai nostri confini. Certo l'Inghilterra conservatrice di Rishi Sunak può sembrarle un altro mondo. Ma visto che nessuno accusa il premier britannico di essere un liberticida seriale, come fa la nostra sinistra con Giorgia Meloni e Matteo Piantedosi, allora la Schlein farebbe bene a chiedersi cosa succeda a Londra e dintorni.
Pur di facilitare l'applicazione della controversa legge sulla deportazione in Rwanda dei richiedenti asilo il premier conservatore - figlio d'immigrati indiani arrivati dall'Africa - lavora ad un progetto di legge che agli occhi di Elly Schlein e della galassia dem sembrerà a dir poco strabiliante. Attualmente la deportazione in Rwanda è bloccata da una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo diventata il salvagente giuridico a cui ciascun richiedente asilo può appellarsi per non ritrovarsi a quattromila chilometri di distanza.
Pur di neutralizzarla i conservatori sono pronti ad attribuire al ministro dell'Interno il potere d'ignorare i pareri di giudici e tribunali. E tra questi soprattutto le sentenze della Corte Europea che bloccano i provvedimenti di rimpatrio o espulsione autorizzati da organi di giustizia nazionali. Ma se le scelte di Sunak e dell'ancor più intransigente ministro degli interni Suella Barverman, figlia pure lei di migranti indiani arrivati da Kenia e Mauritius, appaiono sconcertanti allora Elly e il mondo «dem» faranno bene a sbirciare i provvedimenti in gestazione Oltralpe. Da quelle parti Emmanuel Macron prepara una legge che da una parte accelererà le deportazioni degli irregolari e dall'altra li regolarizzerà non in base alle norme sull'asilo, ma alle necessità del mercato del lavoro francese.
Insomma due tunisini, entrambi irregolari in quanto provenienti da un paese dove non sussistono guerre, carestie e violazioni dei diritti umani, potrebbero avere destini diversi. Se uno dei due avrà alle spalle otto mesi da fabbro, carpentiere, idraulico o altri mestieri assai richiesti si guadagnerà un permesso di soggiorno. L'altro verrà, invece, rispedito a casa. Con tanti saluti non solo alla «fraternité», ma anche all'«égalité». Per non parlare della lingua francese. Chi ne mastica un pò si guadagnerà l'asilo, chi non sa dire manco «oui» tornerà a casa. Ma quel che dovrebbe stupire anche un'Europa sempre pronta a cercar il pelo nelle leggi italiane sono gli accordi tra Macron e Sunak per scoraggiare gli attraversamenti della Manica che nel 2022 hanno portato 45mila irregolari in Inghilterra.
Mentre il progetto di legge inglese ne prevede la detenzione per 28 giorni, Macron ha appena firmato un accordo grazie al quale Londra gli riconoscerà 521 milioni euro in tre anni per bloccare le partenze dei clandestini e segregarli in un centro di detenzione costruito sulle coste francesi. Come dire una piccola Libia nel cuore dell'Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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