
In tema di energia, l'Unione Europea è chiamata ad agire con rapidità e ambizione per mantenere la leadership tecnologica sulla fusione nucleare. La fusione nucleare, infatti, non è più solo un tema di ricerca, ma una realtà industriale che l'Europa deve sostenere con determinazione per non lasciare che altri attori globali ne dettino le regole. È questo il leitmotiv dell'importante convegno «Status of nuclear fusion research», che abbiamo tenuto al Parlamento Europeo di Bruxelles questa settimana alla presenza di molti rappresentanti dell'industria e del mondo accademico che hanno offerto contributi di elevato valore. La competitività europea dipende dalla nostra capacità di sostenere e sviluppare tecnologie innovative. L'energia pulita è una priorità, ma non possiamo limitarci a fissare obiettivi senza garantire strumenti adeguati per raggiungerli. Un impegno che l'Italia, con il Governo Berlusconi, ha perseguito sin dal 2005 quando fu assegnato all'Europa il progetto ITER-International Thermonuclear Experimental Reactor. Dopo una lunga trattativa con Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud, fu scelta la città di Cadarache, in Francia. L'Italia, attraverso l'Enea e altre istituzioni scientifiche, ha avuto un ruolo attivo nel progetto, con la partecipazione
di centri di ricerca italiani e aziende specializzate nella realizzazione di componenti per il reattore sperimentale.
Il settore privato si muove più rapidamente della politica, investendo già da tempo nella ricerca sulla fusione nucleare, una tecnologia rivoluzionaria in grado di produrre energia in modo sicuro e sostenibile. Su questa materia, Ppe ed Ecr hanno una visione chiara per un cambio di approccio: la politica deve sostenere la ricerca e lo sviluppo con azioni concrete e mirate. Due, a nostro giudizio, i pilastri fondamentali per il futuro della fusione nucleare in Europa. Anzitutto l'Unione Europea deve promuovere un ambiente normativo armonizzato che supporti lo sviluppo delle nuove tecnologie nucleari, garantendo stabilità e prevedibilità per gli investitori e gli operatori industriali. L'Italia sta già guidando questo percorso con il recente disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 febbraio scorso, che riconosce la fusione come una fonte energetica innovativa e distinta. Un impegno quello del governo Meloni che, in continuità proprio con la già ricordata azione del governo Berlusconi, ha portato l'esecutivo italiano a porre il tema della fusione nucleare in ambito istituzionale internazionale, promuovendo a Roma la prima riunione del gruppo di lavoro del G7 sulla fusione nucleare. In secondo luogo, occorre migliorare il trasferimento tecnologico. L'Europa
deve consentire al mercato del risparmio europeo di investire nella ricerca e nello sviluppo della fusione nucleare. La ricerca esiste ed è avanzata, ma spesso non riusciamo a trasformarla in tecnologia. La cooperazione tra istituzioni di ricerca e partner industriali sarà determinante per rendere l'Europa un leader globale nella tecnologia nucleare sicura ed efficiente. È necessaria un'azione tempestiva da parte dell'Ue. Se non agiamo rapidamente, rischiamo di perdere la leadership tecnologica, come è già accaduto con i pannelli solari sviluppati in Europa, ma prodotti altrove. Da qui, il nostro comune appello all'azione e l'idea di un manifesto da condividere con tutte le forze politiche europee a sostegno delle tecnologie del futuro. La fusione nucleare è una risorsa strategica per la competitività dell'Europa e per il raggiungimento degli obiettivi ambientali e industriali dell'Unione Europea. Agiamo ora, appunto, con rapidità e ambizione.
*Europarlamentare gruppo Ppe, Presidente Consulta Nazionale di Forza Italia
*Europarlamentare co-Presidente gruppo ECR, Responsabile dipartimento Ambiente ed energia di Fratelli d'Italia
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