"È doloroso...". Così il Qatargate affonda la sinistra

Politici, scrittori e intellettuali si interrogano sul Qatargate e non nascondono lo sgomento di fronte al venir meno della superiorità morale della sinistra

"È doloroso...". Così il Qatargate affonda la sinistra

Il caso Qatargare continua a imperversare tra i Palazzi di Bruxelles e, dopo gli arresti, arrivano anche le prime ammissioni di Antonio Panzeri. La sinistra italiana (e non solo) è in subbuglio.

"È una vicenda molto dolorosa e sconvolgente anche perché la persona coinvolta è un compagno tutto d’un pezzo che ho sempre stimato”, dice a ilGiornale.it l’ex ministro Livia Turco che sottolinea la necessità di riformare le istituzioni europee sul tema delle lobby. “Credo, inoltre, che la sinistra debba fare una riflessione di fondo sulla necessità di tornare alla sobrietà della politica”, aggiunge l’esponente del centrosinistra degli anni ’90. Anche Franco Giordano, ex parlamentare e segretario di Rifondazione Comunista nel biennio 2006-2008, esprime "grande amarezza e grande sofferenza” per una vicenda che “fa ancora più male quando tocca la parte da cui si proviene, la sinistra”. Lo sgomento, tra gli esponenti di sinistra militanti del Pci di Enrico Berlinguer, è palpabile. “È come ci sia stato un rovesciamento della sinistra: dalla difesa di coloro che difendono i lavoratori alla difesa di coloro che li opprimono”, spiega ancora Giordano che punta il dito contro lo smarrimento dell’identità che, a sinistra, ha generato un grande spaesamento. Secondo Alfonso Pecoraro Scanio, ex leader dei Verdi, il caso Qatargate dimostra che servono meccanismi molto netti di trasparenza sia per i politici sia per i funzionari. E ricorda: “Da parlamentare, quando esplose Tangentopoli, proposi una norma sulla confisca degli ingiusti arricchimenti di politici, direttori generali, magistrati e funzionari”.

Il mondo della cultura, invece, se la prende con il Pd. "La questione morale è stata accantonata da decenni. Da Tangentopoli in poi c'è stata la dimostrazione che il potere contiene in sé una volontà di rapina del denaro pubblico”, dice lo scrittore Fulvio Abbate, convinto che, su questo, neppure la sinistra possa vantare una qualche verginità. E attacca: “In passato, immaginare che un ex presidente del Consiglio come D'Alema potesse occuparsi di affari sarebbe stato inaccettabile”. Sulla stessa lunghezza d’onda si posizionano anche le parole di Christian Raimo: “D'Alema, fa politica da due anni come lobbista e non come pensatore di Articolo Uno. Mi sembra incredibile”. Lo scrittore romano invita il Pd a sciogliersi definitivamente perché ormai “esiste solo come partito di governo”, come dimostra anche la manifestazione di Letta contro la manovra in piazza Santi Apostoli. Un evento “dove le persone presenti erano quelle che fanno riferimento a un comitato politico, non ci sono più militanti o sostenitori”. Il peccato originario, secondo Raimo, è aver pensato di poter governare senza far politica perché "questo “far compromessi rende il partito permeabile a forme di corruzione non solo economica o morale, ma proprio di corruzione politica”. Lo scrittore Jacopo Fo, che nel 1987 venne cacciato da L’Unità per aver scritto un articolo dal titolo: ‘Anche i comunisti rubano’, invece, non si scandalizza: “Sicuramente è l’ennesimo vergognoso caso di corruzione, ma non ci trovo nulla di nuovo”.

Il figlio del noto premio Nobel, però, ci tiene a rimarcare che, sulla questione morale, vi sono ancora nette differenze: “È indiscutibile che a sinistra quelli che prendono le mazzette vengono cacciati, mentre a destra vengono difesi. Ma non solo. Ora il governo sta smantellando proprio le leggi anticorruzione fatte dal Pd e dal M5S”. Secondo Pecoraro Scanio “la superiorità morale della sinistra è generica e riguarda sempre i singoli, ma è vero che alcune forze sono più attente sul tema della legalità come dimostra la candidatura di De Raho col M5S”. Raimo, invece, ritrova la superiorità morale della sinistra in nuovi contesti: "Si vede nel caso Cospito, una persona che, come Bobby Sands, sta facendo lo sciopero della fame per rivendicare lo stato di diritto, ma anche alla Gkn che lotta per difendere la dignità del lavoro o nelle azioni dei ragazzi di Ultima generazione che, con gesti non violenti, attirano l’attenzione sul cambiamento climatico”. Per una donna come Livia Turco, invece, la superiorità morale della sinistra di Berlinguer “non era supponenza, ma un dovere dei comunisti di praticare una diversità morale, il requisito per avere un'appartenenza di sinistra”. Una diversità che, ora, sembra venir meno “e questo – dice con una certa amarezza la Turco - mi addolora profondamente”. Giordano non ha dubbi: “La questione morale di Berlinguer è stata un'idea forte di trasformazione della società che, purtroppo è mancata e, quindi, ora si assiste a casi come il Qatargate”. Un caso che, scommette lo scrittore Fulvio Abbate, finirà a tarallucci e vino “perché, alla fine, se tutti sono corrotti, nessuno è corrotto”.

Da qui la profezia che non consente appelli: “Eva Kaili e Francesco Giorgi finiranno al grande fratello, una all’edizione greca e l’altro a quella italiana perché la bellezza è un potere che perdona tutto e cancella ogni colpa”.

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