Expo, la Regione non si fida e chiama gli avvocati

Dopo mesi di discussioni manca ancora l’intesa tra i soci per l’acquisizione delle aree su cui sorgerà l’evento. Il sindaco: "Verso il comodato". Formigoni: "Nessun accordo". Per il Pirellone la proposta favorirebbe i privati

Expo, la Regione non si fida e chiama gli avvocati

Si è conclusa con un nulla di fatto la riunione informale dei soci, convocata dal sindaco e commissario straordinario di Expo Letizia Moratti, prima del cda di Expo 2015 spa. Sfuma per l’ennesima volta il traguardo dell’acquisizione delle aree dove dovrà sorgere l’evento del 2015 e che secondo il Bureau International des expositions, dovrebbe essere chiusa per metà ottobre. Le parole del sindaco,in tandem con il presidente della Provincia Podestà, secondo cui «la strada da portare avanti è quella del comodato d’uso per arrivare a un protocollo d’intesa tra Regione, Provinica, Comune e società Expo» vengono smentite qualche ora più tardi dal governatore Formigoni, che affida il suo malumore a un comunicato che non lascia spazio ai dubbi: non c’è alcun accordo. "Il presidente Formigoni ha illustrato le forti perplessità di Regione Lombardia nei confronti di una proposta che non dà ancora sufficienti garanzie di trasparenza e di tutela dell’interesse pubblico. Il presidente ha pertanto chiesto e ottenuto che la proposta sia sottoposta alla valutazione di un collegio di legali che si riuniranno a partire da domani (oggi per chi legge). Per questi stessi motivi Regione Lombardia non è disponibile a dar vita ad un accordo di programma, né a sottoscrivere protocolli con i proprietari delle aree sulla base dell’ipotesi di oggi (ieri). Il presidente Formigoni ha peraltro ribadito che il Commissario ha la possibilità di realizzare autonomamente le varianti urbanistiche necessarie per rendere possibile la soluzione del comodato d’uso".
Durante la riunione sembra che il governatore abbia rilanciato la proposta dell’acquisto dei terreni, "più trasparente e più rispettosa dell’interesse pubblico" come ripete da giorni, garantendo di poter chiudere l’accordo con le proprietà a 90 milioni di euro. La prima trattativa, infatti, si era arenata su posizioni contrapposte con Fondazione Fiera e gruppo Cabassi che chiedevano 140 milioni di euro, per terreni agricoli che attualmente ne valgono 13, e i soci disposti a mettere sul piatto 70 milioni. Davanti al muro di Comune e Provincia, da sempre contrari all’acquisto, il governatore si è alzato dal tavolo, lasciando i soci con un palmo di naso.
La nuova proposta avanzata dai privati due giorni fa non si discosta molto dalla precedente, su cui il governatore si era già detto contrario: delle aree cedute in prestito alla società il 56% dovrebbe rimanere al pubblico, mentre il restante 44,2%, pari a 340mila mq, dovrebbe tornare ai privati, con la possibilità di edificare con un indice territoriale di 0,52 mq/mq, pari a un indice reale di 1,17. In cambio i privati verserebbero circa 200 milioni di euro, di cui 90 milioni in oneri di urbanizzazione, 50 di contributi per le opere interne al sito, 45 milioni per la realizzazione di housing sociale, la cessione della Cascina Triulza del valore di 8 milioni di euro. Diversi i punti contestati dalla Regione, secondo cui la proposta non sarebbe accoglibile perché considerata troppo vantaggiosa per le proprietà: le aree concesse ai privati dopo l’evento, infatti, sarebbero eccedenti rispetto a quanto scritto nel dossier di registrazione, così come le volumetrie - che fanno pensare a palazzi di 18 piani - ridondanti rispetto alle caratteristiche urbanistiche delle aree. Anche il contributo destinato dai privati per la realizzazione delle opere sarebbe molto inferiore al loro valore: si parla di 50 milioni corrisposti contro i 120 milioni di valore. Troppi i margini di guadagno - secondo il Pirellone - derivanti dall’operazione immobiliare rispetto al valore economico degli indennizzi versati al pubblico perchè fondati sulle quotazioni delle aree calcolate sul’attuale destinazione, pari a 141 milioni di euro. A questo si dovrebbe aggiungere la possibilità per le proprietà di vendere gli alloggi di housing sociale al termine dell’evento.


Per tutelarsi dalle accuse di favorire i privati il commissario straordinario ha garantito che "la proposta sarà validata da una banca internazionale in modo da avere la certezza della sua congruità. Chiederò al Tesoro di fornirmi una rosa di nominativi per scegliere i soggetti che non abbiano interessi con gli enti locali e con i privati coinvolti nell’organizzazione dell’Expo".

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