Una famiglia distrutta per una lite Marito ucciso, la moglie si impicca

C’è il prologo, l’epilogo manca solo quel coro che dovrebbe raccontare enfatico la tragedia. Greca. Due morti e un assassino, In fuga per ventiquattr’ore. Soltanto ieri sera si è costituito.
Materia da Eschilo narrare questo dramma, la disperazione, l’orrore, la morte. Succede in un borgo di Sardegna che si chiama Busachi, millecinquecento anime all’incirca, quaranta chilometri da Oristano. Le lancette dell’orologio segnano le 20.30. È sabato. Ora di cena, anzi forse in paese è già il tempo del mirto. Mentre in una casa riecheggiano le urla. A litigare un uomo e una donna. Un poliziotto e sua moglie. Lei soffre di una qualche nevrosi, lui non ne può più. Poi si discute anche per questioni d’eredità. Davanti al tavolo il fratello di lei. È l’ennesimo battibecco, ormai da mesi va avanti così. Sarà anche l’ultimo.
Finisce nel sangue. A Giovanni Cossu, 52 anni, armiere nella scuola di Polizia di Abbasanta- lì dove si addestrano gli agenti dei corpi speciali- le parole all’improvviso si strozzano in gola. Una coltellata gli recide la carotide, di netto. Non ha nemmeno il tempo di reagire, può solo capire di essere ormai morto mentre si accascia col busto appoggiato al letto.
Domenico Fadda, suo cognato, in quel borgo uno dei cinque cognomi più «diffusi», allevatore, pure lui cinquantaduenne, rinfodera l’arma, un serramanico che- dicono- tenesse sempre in tasca. Tranquillo, lucido, quasi nulla fosse accaduto. Addirittura attende l’arrivo dei parenti e del medico di famiglia chiamati dalla sorella. Solo a quel punto esce, e si allontana con passo veloce.
Per una notte e l’intera domenica è caccia è caccia all’uomo. Lui sembra volatilizzato, qualcuno teme possa aver deciso di farla finita anche con se stesso. Proprio come ha fatto sua sorella, la moglie della vittima, qualche ora più tardi.
La casa posta sotto sequestro per i rilievi di rito, erano arrivati i Ris e il medico legale Roberto Demontis, lei certo non poteva rimanere lì. Una parente l’aveva ospitata, fino all’alba si udivano i suoi singhiozzi. Poi ha detto: «Sono stremata, vado a riposare». Una scusa. Si è chiusa in una camera, forse ha pianto ancora in silenzio, ma non ha fatto più alcun rumore. La mattina alle 8, non rispondeva più. Non era in camera. L’hanno trovata impiccata a una trave del garage. Si chiamava Elisabetta Fadda, aveva 42 anni.
Polizia e carabinieri intanto battevano le campagne di Busachi, nella zona del Barigadu, alla ricerca del fratello, l’omicida di suo marito. Ieri sera lui ha deciso di tornare: habussato alla caserma di Oristano e si è lasciato catturare.
Avevano due figlie Isabella e Giovanni. Due ragazze di 14 e 19 anni.

«Al dramma si è aggiunto il dramma, ma non le lasceremo sole, la loro famiglia ora sarà la polizia», promette il questore Pernicola Silvis.
Sembra davvero tutto così teatrale, apodittico, tanto orrendo da apparire finto. Purtroppo, qui, non c’è il dietro le quinte. Cosa direbbe Eschilo per consolarci?

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