Fanny Ardant diventa regista per spiegarci la modernità di Eschilo

L'attrice francese debutta dietro la macchina da presa a sessant'anni. Dopo la presentazione a Cannes il film «Cenere e sangue», di cui la Ardant ha scritto anche la sceneggiatura, sarà proposto al Trieste Film Festival in programma dal 21 al 28 gennaio

Sessant'anni potrebbe essere l'età giusta per rimettersi in gioco e trovare stimoli per nuove avventure. A sessant'anni, insomma, si può essere felici e apprezzati debuttanti. È il caso di Fanny Ardant. La popolare attrice francese, molto conosciuta anche da noi grazie alle sue collaborazioni con Mario Martone e - soprattutto - con Ettore Scola, esordisce alla regia. Il film si intitola «Cenere e sangue» e sarà presentato al Trieste Film Festival che si apre il 21 gennaio prossimo. La pellicola già applaudita in Francia sia dalla critica che dal pubblico, chiude la vetrina triestina diretta da Annamaria Percavassi il prossimo 28 gennaio.
Il film, presentato a maggio dell'anno passato al Festival di Cannes, racconta la storia di Judith, una vedova romena (interpretata dall'israeliana Ronit Elkabetz) che lascia il suo paese insieme con tre figli per sfuggire alla violenza generata da una antica guerra fra clan. Dopo tanti anni, complici le insistenze dei figli che non hanno mai visto i parenti e la casa di famiglia, la donna decide di tornare per partecipare al matrimonio di una cugina. La vita in Francia, l'emancipazione, la dura lotta quotidiana per allevare tre figli, hanno trasformato Judith. Il suo ritorno e il suo cambiamento scatenano antichi odi. E la spirale di violenza tra clan rivali riprende come se il tempo non fosse mai passato. Il film conta su una sceneggiatura originale firmata dalla stessa Ardant. Il soggetto prende spunto da un saggio di Ismail Kadarè intitolato «Eschilo, il grande perdente» (1985). Con quel libro (pubblicato in Italia soltanto nel 2008 dall'editore Controluce) lo scrittore albanese vuole dimostrare che l'eccessiva difesa del proprio diritto può provocare grandi ingiustizie.
Ed è da qui che parte il racconto per immagini della Ardant. Lutti e violenze si alternano con riti religiosi e riunioni familiari per raccontare non soltanto la vita di una piccola comunità ma anche per delineare i caratteri essenziali di un archetipo che rimanda direttamente al modello della tragedia greca.
Dietro il personaggio di Judith è facile intuire molti elementi comuni all'autrice e regista. Come l'eroina del film, la Ardant ha tre figli. Come Judith, la regista debuttante mostra sempre con orgoglio un carattere forte e un temperamento deciso. Qualità che l'hanno spinta a non demordere anche di fronte alle difficoltà che si possono incontrare quando ci si mette in gioco in prima persona per la realizzazione di un progetto cinematografico.

Girato in Romania alla fine del 2008 quando l'attrice aveva appena concluso le riprese della biopic televisiva dedicata a Maria Callas, il film è stato reso possibile anche grazie al sostegno di un paio di amici come Claude Barri e Gérard Depardieu.

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