Recuperare dall’ictus con farmaci trombolitici: come funzionano i trattamenti

Una nuova cura per l'ictus cerebrale sarà disponibile in Italia a partire dal 2025: ecco di cosa si tratta e quali sono i trattamenti oggi disponibili

Recuperare dall’ictus con farmaci trombolitici: come funzionano i trattamenti
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Rimane purtroppo la terza causa di decesso nel nostro Paese dopo le malattie cardiovaloscolari e i tumori: stiamo parlando dell'ictus cebreale con numeri che sono ancora più elevati nelle nazioni più povere dove quasi una persona su due può esserne colpita. I progressi della Medicina hanno fatto sì, però, che siano disponibili nuove e promettenti cure farmacologiche per il futuro specialmente se questa patologia viene presa in tempo utile.

La novità in arrivo

Mentre già oggi esistono trattamenti con farmaci che vengono somministrati tramite endovenosa così da eliminare la formazione dei trombi, tra le novità del 2025 in Italia anche il trattamento con il tenecteplase come ha spiegato la prof. Simona Sacco, neurologa dell'Università de L’Aquila. "Sta dimostrando di essere più efficace e facile da somministrare rispetto all’alteplase, finora il farmaco standard per il trattamento dell’ictus ischemico. In Italia, è previsto che il tenecteplase sia disponibile per il trattamento dell’ictus a partire dal prossimo anno", ha spiegato a Insalutenews.

Di cosa si tratta

Come è scritto in letteratura scientifica, il tenecteplase è un farmaco in grado di gestire i coaguli intravascolari: negli Stati Uniti è approvato per curare l'infarto miocardico ma viene utilizzato sempre di più come perché è in grado di eliminare la formazione di trombi che sono determinanti quando avviene un ictus cerebrale. Questo farmaco viene somministrato tramite endovena ma, per adesso, soltanto per la patologia sopra descritta. Inoltre, uno studio scientifico da poco presentato ha messo in luce che per alcune tipologie di emorragia cerebrale è possibile eliminare l'ematoma grazie a piccoli cateteri.

Il ruolo dell'intelligenza artificiale

Parallelamente a queste nuove prospettive, grandissima imporrtanza anche ai dispositivi meccani più moderni in grado di rimuove i trombi che "hanno subìto miglioramenti significativi, permettendo di riaprire i vasi ostruiti in modo più efficace e sicuro", spiega l'esperta. Grazie a nuove tecniche di imaging (tomografia computerizzata e risonanza magnetica) e l'aiuto di software dotati di intelligenza artificiale è possibile di identificare "in modo affidabile i pazienti che hanno tessuto cerebrale potenzialmente salvabile, estendendo la finestra temporale d’intervento dalle iniziali 4,5-6 ore fino a 24 ore", rassicura Sacco.

Quale futuro

Tra farmaci e intelligenza artificiale, in questo modo, si potrà intervenire su molti più pazienti salvando tante vite e soprattutto migliorando le condizioni di salute di chi sopravvive all'ictus. Importanti passi in avanti anche per l'ictus emorragico, una patologia fortunatamente meno diffusa ma ancora più grave di quello cerebrale perché si rompe un vaso sanguigno dentro il cervello.

"Studi clinici hanno dimostrato che un controllo rapido della pressione arteriosa e la somministrazione di antidoti nei pazienti in terapia anticoagulante, insieme ad altre misure di supporto, possono migliorare la sopravvivenza e ridurre le disabilità".

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