I superbatteri, ovvero quelli con un'eccezionale resistenza agli antibiotici conosciuti, sono una piaga in tutto il mondo, in grado di uccidere, secondo i dati diffusi dall'Oms, oltre 1,3 milioni di persone ogni anno, 11mila delle quali in Italia: con questi numeri il nostro Paese è quello con il tasso di mortalità più elevato in tutta Europa, rappresentando ben il 30% dei decessi totali causati da questo tipo di infezioni.
C'è un aspetto che accomuna in modo allarmante i pazienti che vengono aggrediti dai super patogeni: la maggior parte di essi sviluppa la conseguente malattia infettiva in ambiente ospedaliero. A rendere quasi invulnerabili alcuni ceppi di batteri è l'utilizzo spesso sconsiderato degli antibiotici, contro i quali viene sviluppata una resistenza: questa consuetudine fa sì che i farmaci realizzati e sperimentati negli anni dai ricercatori perdano la propria efficacia. Visto l'aggravarsi della situazione, stando a quanto prospettato in uno studio del Global Research on Antimicrobial Resistance Project pubblicato sulla rivista The Lancet, entro il 2040 si potrebbe salire a 40 milioni di morti a causa dei superbatteri, raggiungendo nel 2050 addirittura la ragguardevole cifra di 10 milioni di decessi all'anno, in prospettiva più delle vittime causate attualmente dai tumori.
Negli ultimi anni gli studi per realizzare nuove terapie antibiotiche contro i patogeni super resistenti si sono un po' arenate, anche a causa degli altissimi costi richiesti da questo genere di ricerca: solo di recente si è registrata una ripresa, e tra i Paesi più attivi c'è senza dubbio l'India. Le casa farmaceutiche indiane sono tuttora all'opera per realizzare nuovi e più efficaci antibiotici in grado di salvare vite umane anche nei casi più disperati.
Tra questi va menzionato senza dubbio l'Enmetazobactam, primo antibiotico prodotto in India approvato anche dalla FDA (Food and Drug Administration). Il rivoluzionario farmaco, iniettabile per via endovenosa, ha una grande efficacia nel contrastare infezioni dell'apparato urinario, polmoniti e in generale batteriemie, ovvero quel genere di infezioni che colpiscono il sangue. Il medicinale agisce come un cecchino, andando a colpire non più i patogeni bensì gli enzimi che essi tradizionalmente producono proprio per proteggersi dall'azione degli antibiotici: facendo crollare le difese dei batteri, ovviamente, il principio attivo del farmaco torna ad avere efficacia e li elimina.
Impressionanti i dati dello Zaynich, al momento in fase sperimentale, che ha salvato la vita a 30 pazienti in condizioni disperate e ritenuti oramai incurabili perché non rispondevano più neppure ai carbapenemi, ovvero l'ultima carta che nei protocolli viene giocata in caso di antibiotico-resistenza. Grazie al medicinale, che nasce da una combinazione tra i principi attivi Zidebactam e Cefepime, il 100% dei pazienti trattati si è salvato, un risultato senza dubbio eccezionale.
"Zaynich è un'entità chimica completamente nuova, un antibiotico proprietario scoperto negli ultimi 50 anni", spiega il presidente della casa farmaceutica Wockhardt Habil Khorakiwala, "abbiamo registrato il 100% di successo, salvando la vita a tutti i destinatari". Come detto si tratta di un farmaco sperimentale, giunto nella Fase 3 dei test clinici, l'ultima prima della commercializzazione dopo un percorso lungo 25 anni
Interessante anche il Nafithromycin, antibiotico in compresse particolarmente efficace (nel 97% dei casi) per contrastare le polmoniti batteriche.
Nel mirino di questi farmaci anche alcuni tra i batteri super resistenti più temuti, come Escherichia coli, Acinetobacter baumanni, Klebsiella pneumoniae e Pseudomonas aeruginosa, solo per riferire i più noti. Ovviamente si attende il via libera, con la speranza di avere finalmente tra le mani dei medicinali di grande efficacia in grado di salvare la vita a milioni di pazienti in tutto il mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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