Secondo recenti statistiche il tumore al fegato è la sesta neoplasia più frequente a livello mondiale e la seconda causa di morte. In Italia si diagnosticano annualmente circa 8.900 casi fra gli uomini e 4.000 casi fra le donne. L'incidenza cresce con l'età e raggiunge un picco massimo dopo i 75 anni.
I tumori primari del fegato originano dalle cellule dell'organo, ad esempio gli epatociti, e prendono il nome di epatocarcinomi. Generalmente non metastatizzano, ma si diffondono in maniera precoce nell'organo dando vita ai cosiddetti carcinomi multifocali. Nella maggior parte dei casi il fegato è sede di metastasi provenienti da altre tipologie di cancro (colon, seno, polmone).
Le cause del tumore al fegato
Le cause del tumore al fegato purtroppo non sono ancora note con chiarezza, tuttavia è certo che alcuni fattori di rischio possono innescare la sua comparsa. Tra questi figurano:
- L'età, quasi sempre la patologia insorge dopo i 50 anni;
- Il genere, il sesso maschile ha maggiori possibilità di ammalarsi;
- L'obesità, questa condizione diventa più pericolosa se associata a diabete, ipertensione, e ipercolesterolemia;
- Alcuni disturbi autoimmunitari, come la colangite sclerosante primitiva e il deficit di enzimi come l'alfa-1-antitripsina o la tirosina;
- La cirrosi che si caratterizza per la sostituzione delle cellule epatiche danneggiate con tessuto cicatriziale;
- Le infezioni croniche con attenzione all'epatite B e C;
- Le aflatossine, sostanze che si sviluppano in alcuni tipi di muffa;
- Il fumo di sigaretta.
I sintomi e la prevenzione del tumore al fegato
Nelle fasi inziali il tumore al fegato è asintomatico. La sintomatologia compare solo quando il cancro ha iniziato a diffondersi ed è aspecifica, ovvero può essere confusa con quella di un'altra patologia. Le seguenti manifestazioni, soprattutto se sono presenti uno o più fattori di rischio, devono essere sempre comunicate al proprio medico:
- Dolore alla parte alta dell'addome che può irradiarsi alle spalle;
- Perdita di peso;
- Ittero;
- Stanchezza;
- Ingrossamento del ventre;
- Nausea;
- Vomito;
- Febbre;
- Urine scure.
Ma si può prevenire il tumore al fegato? La risposta è negativa. Tuttavia è sempre bene evitare i fattori di rischio e quindi vaccinarsi contro l'epatite B, evitare il consumo eccessivo di alcol e dimagrire se necessario.
Il tumore al fegato e l'integratore benefico
I professori Matteo Donadon e Guido Torzilli dell'ospedale Humanitas di Rozzano (Milano) hanno scoperto che l'integratore naturale Synchro Levels, già noto in ambito oncologico e ora disponibile in una formula migliorata a base di peptidi di pesce, retinolo, piridossina, tiamina, magnesio e calcio pidolato, è in grado di contribuire al benessere dei pazienti affetti da tumore al fegato prima e dopo l'operazione.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Cancers, ha coinvolto anche l'ospedale Infermi di Rimini con il coordinamento del dottor Luigi Veneroni e l'ospedale Cardinal Panico di Tricase (Lecce) sotto la direzione del dottor Emiliano Tamburini. Dall'analisi dei primi 66 casi sono stati rilevati dati statisticamente significativi a favore del gruppo di partecipanti che assumeva l'integratore.
Attraverso un affidabile strumento di misurazione della qualità della vita che tiene conto di diversi parametri sia fisici che psicologici, è emerso che coloro che hanno assunto Synchro Levels hanno avuto un netto miglioramento in molti di codesti parametri. Ciò non è avvenuto in chi ha assunto placebo. In questi soggetti si è verificato un peggioramento dei criteri di benessere.
Una speranza concreta
Ha spiegato il professor Matteo Donadon, attualmente Direttore del Programma di Chirurgia Oncologica dell'Ospedale Universitario Maggiore della Carità di Novara: «L'obiettivo della ricerca era valutare se Synchro Levels potesse dare un contributo nel rafforzare l'organismo e contribuire al benessere generale della persona. Talvolta gli interventi chirurgici vengono rinviati proprio a causa del rischio rappresentato dal deperimento del paziente. Pertanto, in ambito medico, si ritiene utile trovare il modo di preparare adeguatamente gli ammalati di cancro ad affrontare al meglio le cure del caso».
Già nel 2019 l'integratore era stato protagonista di uno studio pilota su 24 individui con tumore al colon in stadio avanzato. Il progetto era stato coordinato dal professor Mariano Bizzarri del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell'Università La Sapienza di Roma. In quell'occasione ad un gruppo fu somministrato il solo farmaco Regorafenib, mentre l'altro gruppo, assieme alla già citata molecola, ricevette Synchro Levels.
I risultati evidenziarono un importante contributo dell'integratore nel sostenere la salute generale dei pazienti contribuendo ad una loro migliore aderenza alle cure standard che così funzionavano ancora meglio.
Conclude il professor Guido Torzilli, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Generale ed Epatobiliare dell'ospedale Humanitas di Rozzano: «Una intuizione italiana ha aperto nuovi orizzonti nella gestione dei pazienti oncologici aiutandoli a meglio affrontare le cure. Questo studio su Synchro Levels ci sta dicendo che siamo sulla strada giusta».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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