Ma per favore non sparate sui medici

Le invettive contro la malasanità risuonano quotidianamente nelle polemiche nazionali. Come del resto le invettive contro la malagiustizia o la malaburocrazia o - per allargare ancor più il campo d’azione - contro la malapolitica. Gli episodi che legittimano il malumore, l’insofferenza, l’indignazione dei cittadini per ciò che accade negli ospedali o in altri istituti di cura sono numerosi. Li riportiamo scrupolosamente - anche oggi - sottolineandone - se è il caso - la gravità. È il nostro dovere. Le carenze delle strutture pubbliche - e ne abbiamo in abbondanza sia di strutture sia di carenze - fanno notizia, la normalità non fa notizia. È inevitabile, anche se non proprio giusto, che sia così.
Non mi sogno nemmeno di dire che si debba cambiare registro, e valutare con indulgenza gli errori, le imperizie e le negligenze dei singoli o del sistema che sono causa di dolorosi disagi, a volte di vere e proprie tragedie. Dico soltanto alcune cose molto semplici. La prima è questa. Diversamente dalla nostra giustizia e dalla nostra burocrazia, la sanità non si colloca, nelle graduatorie internazionali, a livelli infimi di qualità. È di buon livello professionale, quando non di livello ottimo: da non dovere invidiare le sanità di altri Paesi avanzati. A un malato non milionario auguro di doversi far curare in Italia e non negli Stati Uniti: dove ci sono, chi lo nega, le celebrità da premio Nobel. Raggiungibili se si hanno molti soldi.
I medici italiani sono bravi. Evitiamo di raffigurarli - avviene in certi racconti o trasmissioni edificanti - come apostoli disinteressati. Conosco anch’io certe meschinità personali o certe smodate avidità di denaro dei singoli, certe scandalose lottizzazioni politiche negli ospedali. Nessuna categoria - men che mai quella giornalistica - merita la promozione a pieni voti. Ma nel complesso i medici sono seri e competenti. Ne posso dare testimonianza.
Ma allora, si obietterà, da dove derivano le lacune che la cronaca registra? Una parte va addebitata a quello che definiamo errore umano: e che di sicuro è più grave se commesso da un medico o da un magistrato piuttosto che dall’addetto a un oscuro ufficio del catasto. L’errore umano, e la mancata osservanza di determinati standard di comportamento professionale, spiegano molte cose.
È necessario tuttavia aggiungere dell’altro, ossia l’influenza negativa che sulla sanità italiana esercitano un paio di fattori. 1) Il clientelismo, il familismo e le baronie del Sud (con il suo pullulare di cliniche private) producono una sanità meridionale d’altissimi costi per il Paese e di bassissimo prestigio ed efficienza. 2) In tutta la sanità - ma in quella meridionale soprattutto - la politica si è appropriata di ruoli dirigenziali e gestionali, lo attestano i giganteschi scandali degli ultimi tempi: così che non si ha una sanità al servizio del cittadino ma una sanità al servizio del Palazzo: funzionante come procacciatrice di fondi e di posti. Tutto questo non avviene, se vogliamo essere sinceri, all’insaputa dei medici. Che - almeno gli onesti, la maggioranza - assistono allo scempio senza parteciparvi. Non è che queste considerazioni cancellino le disfunzioni. Soltanto le riportano, là dove non dilagano, alle loro dimensioni episodiche.

Ringraziamo Dio per l’esistenza in Italia di molte strutture mediche d’eccellenza. Ringraziamo invece la politica e una certa burocrazia lenta e ottusa, per i guasti che hanno prodotto e che continuano a provocare nella buona sanità italiana.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica