A Milano rimpiangono Kakà. Ovvio. A Torino non sanno che dire di Diego. Preoccupante. Chi sta peggio? Il Milan è tre punti indietro in classifica, rispetto ai bianconeri, e rischia di affogare in un mare di dubbi a Madrid. La Juve per ora si dedica ai girotondi in allenamento (tanto per essere comprensibili: un torello fatto tenendosi per mano, così si migliora la precisione dei passaggi), ma non vince da cinque partite e, parole di Ferrara, stasera deve assolutamente vincere. «In Champions, dopo due pareggi, ci sono poche possibilità di recuperare». Non ci voleva un mago della panchina per capirlo, meglio che il mago si dedichi al caso Diego. Gli israeliani del Maccabi Haifa non sono gli ultimi arrivati, ma forse i penultimi. Tanto che gli scommettitori non hanno dubbi su chi vincerà.
Diego potrebbe non essere un caso, ma in questa Juve è molto casuale. Parte dalla Champions lora del riscatto (Buffon dixit). Il brasiliano ha lasciato bel vedere di sé, e del suo calcio, soprattutto contro la Roma. Il resto sono stati sprazzi. Un po poco, visto il prezzo. Cè già chi fa i conti dello sbilancio negativo, ma è presto. Quello sul campo potrebbe prendere altra forma. Ferrara ha deciso di ridisegnare la squadra, indeciso tra il Diego avanti e il Diego indietro, ovvero più attaccante o più centrocampista fra le linee, è arrivato al nuovo girotondo: due mastini dietro (Felipe Melo e Sissoko o Poulsen. E, quando ci sarà, Marchisio), una sola punta (Trezeguet, anche se Amauri continua ad avere buona stampa) e un trio dietro la punta.
Diego starà più avanti, avendo ai fianchi Camoranesi e Iaquinta o, udite, udite, perfino limpalpabile Giovinco. Pensare alla formica atonica (sì, leggete bene) potrebbe essere il sintomo di un leggero stadio di autolesionismo, se non di follia, del Ferrara Ciro che comincia a sorridere meno e a grattarsi la crapa un po di più. Salvo spalancar le braccia e dire: «Se qualcuno vuole sparare su Ferrara va bene, preferisco così piuttosto che venga presa di mira la squadra». Eroico, ma non convincente. Significa non aver capito che uno dei punti deboli in questo momento è lui, se non rivaluta il gioco della squadra, le giocate di Diego e le qualità di Felipe Melo, tanto per non andare oltre.
Veder rinascere Diego significa ritrovare una Juve con miglior qualità e più possibilità di recuperare in Champions e in campionato. Ferrara ha ben capito che il brasiliano ha talento, ma anche quel vizietto che gli veniva imputato in Germania: bravo, ma discontinuo. Che poi è il Dna dei grandi giocolieri calcistici, da Beccalossi a Gascoigne, da Recoba a Savicevic. Diego è più atleta e meno giocoliere, più goleador e meno ricamatore: tutto quanto servirebbe alla Juve per sentirsi gambe più solide. Gli infortuni (un altro vizietto) lo hanno frenato e tanto serve a temporeggiare sulle valutazioni. Ma la Juve ha bisogno di risultati e possibilmente di un leader. Dice Ferrara: «Non stiamo attraversando un periodo disastroso». Ma, senza successi, il disastro si avvicina. Dopo i primi due pareggi, con il Bordeaux in casa e a Monaco col Bayern, non cè più da scherzare. La Juve non vince in Champions dal 5 novembre 2008, quasi un anno. Guarda caso a casa del Real, dove stasera giocherà il Milan.
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