Ferrero di lotta e di governo: operai, fate come i camionisti

Il titolare della Solidarietà invita le tute blu a bloccare l’Italia. Ma non è il primo ministro a invocare la piazza

Ferrero di lotta e di governo: operai, fate come i camionisti

da Roma

Non bastava la sinistra «di lotta e di governo», dottor Jekyll e mister Hyde, arriva anche il ministro camionista. Nella figura di Paolo Ferrero, titolare della Solidarietà e rifondarolo, persona di sani e cristiani principi che improvvisamente ha rotto gli argini incitando la classe operaia a «fare come i camionisti». Ma sì, quella forte categoria non ha fatto cadere Allende tanti anni fa lanciando Pinochet alla presa vittoriosa della Moneda? E i nostrani padroncini dei bisonti, non han bloccato autostrade e tagliato gomme ottenendo immediata soddisfazione nella finanziaria? Imparino da loro gli operai, se vogliono giustizia. Vadano all’assedio di Palazzo Chigi come un tempo all’assalto del Palazzo d’Inverno. E poco importa se a intonare l’«Avanti o popolo!» sia un parente stretto dello zar con ambo i piedi a corte.
Bizzarrie di questa stagione sinistra che vede ministri e sottosegretari, non solo di sinistra, stare al governo e lottargli contro, con più d’una casacca nell’armadio, pronti a scendere dall’auto blu per indossare l’eskimo, sfilare sotto gli striscioni urlando slogan contro la polizia e l’America ma con la scorta di Stato a vigilare che nulla giunga sulle loro spalle. Altro che Gioacchino Murat, «mirate al viso». Questa è gente di coraggio, e non indagate se ne occorra di più per andare al Consiglio dei ministri e salire al piano nobile del ministero o viaggiare a spese del contribuente per manifestare a Vicenza o a San Giovanni contro il governo del quale fan parte e al quale non risulta che qualcuno li abbia inchiodati.
E voi che vi stupite come il governo di centrosinistra sia ancora in piedi, appeso al soffio di un paio di senatori, impotente se non per quanto riguarda la perpetuazione del proprio coma, dannoso per sé e per gli altri peggio delle sigarette. Sarà proprio perché non possono far nulla, che protestano contro la macchina sulla quale viaggiano. Siamo sinceri: il sottosegretario all’Economia Paolo Cento, verde e romanista, ha prodotto qualcosa di concreto per meritare l’indennità aggiuntiva che percepisce da un anno e sette mesi? Il ministro della Solidarietà, oltre ad astenersi nei voti topici delle riunioni di governo, è riuscito a «cambiare» almeno una briciola nelle storture di questo nostro paese?
Paolo Ferrero, appunto. Che forse troppo agitato dall’atmosfera dolorosa di Torino dov’era per i funerali delle quattro vittime dell’acciaieria assassina ha sparato a zero, anche contro il suo governo. Intervistato sul quotidiano locale, alla domanda se gli operai devono fare come i camionisti, visto che «urlare paga», ha testualmente risposto: «Sì. Tornare in piazza. Farci sentire perché se manteniamo la questione sul piano politico la sinistra da sola non riesce a spuntarla». E ancora: «Il problema è che l’agenda politica di questo paese continua a dettarla la destra. Il problema è che questi quattro morti assassinati, e gli altri operai gravemente feriti, rischiano di essere dimenticati perché la destra non ha sollevato una caso politico. La destra non ha gridato e strepitato come ha fatto per l’ordine pubblico costringendo il governo a seguirla».
Oddio, alla guida del governo c’è ancora Berlusconi e nessuno se ne era accorto. Ma che ci fa Ferrero nella stanza dei bottoni? Le merendine? E anche lui che ora promette come «nel prossimo Consiglio dei ministri approveremo i decreti sulla sicurezza», ha scoperto gli «omicidi bianchi» soltanto adesso? Non lo sa quante mani monche e vite umane son rimaste sotto le presse del grande gruppo (proprietario anche del giornale che lo ha intervistato) che riusciva a far arrivare i cadaveri vivi sino al pronto soccorso delle Molinette?
Probabilmente anche Ferrero dirà che questa «non è una iniziativa antigovernativa» come ha fatto il ministro Pecoraro Scanio per la manifestazione del 20 ottobre a San Giovanni contro il protocollo sul welfare, o come la sottosegretaria Patrizia Sentinelli per quella di Piazza Navona dell’anno scorso per «stimolare» il governo ad «agire in coerenza al programma», o come il mitico Cento che a Vicenza contro l’ampliamento della base Nato sentenziò che «la piazza deve muoversi anche con un governo di sinistra».

E non crediate che questo sia uno stigma della sola sinistra. Avete dimenticato Di Pietro col megafono contro l’indulto sotto Montecitorio che grida: «È una legge immorale»? O i ministri Mastella e Fioroni al Family Day contro i Dico approvati in Consiglio dei ministri?

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