Roma - Fiducia sulla risoluzione. Questo l'indirizzo uscito da palazzo Grazioli dove si è svolto il vertice con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl in vista del discorso che il premier terrà domani alla Camera. Ad attendere il Cavaliere, arrivato da Milano, c'erano i coordinatori Verdini, Bondi e La Russa, i capigruppo di Camera e Senato i ministri Tremonti, Alfano, Matteoli, Frattini e Vito. Presente anche l’avvocato Niccolò Ghedini.
Berlusconi Porre la fiducia certamente rappresenta un rischio, serve a evitare giochi e giochini perché così facendo è chiaro che se non ci sono i voti si va tutti a casa. È questo il ragionamento svolto dal premier durante il vertice a Palazzo Grazioli secondo quanto riferito da alcuni partecipanti. La decisione di mettere la fiducia è arrivata anche sulla base delle dichiarazioni di alcuni esponenti di Fli. Il Cavaliere ha particolarmente insistito sulla necessità di fare chiarezza e sul bisogno che ciascuno si assuma le proprie responsabilità davanti al rischio della caduta del governo. Un modo anche per fare chiarezza sulle presenze in aula e dare evidenza a quanti non intendono sostenere l’esecutivo. Insomma, è stato il ragionamento di Berlusconi, un modo per evitare giochi e giochini da parte di chi assicura di far parte della maggioranza. Le stesse fonti negano che sia in corso una trattativa con gli esponenti di Fli per far conoscere, e in qualche modo condividere, il testo dell’intervento programmatico che farà domani il premier. "La disponibilità di quel discorso è unicamente nelle mani del presidente Berlusconi", spiega un dirigente del Pdl, precisando però che al momento "non ci sono iniziative politiche" volte a condividere con altri il testo. A ogni modo, anche con la fiducia, lo stato maggiore del Pdl resta convinto di poter superare la soglia di 316 voti a prescindere dai finiani.
La fiducia "Metteremo la fiducia" sulla dichiarazione programmatica del premier. Lo ha affermato il ministro per i Rapporti con il parlamento Elio Vito lasciando Palazzo Grazioli. " In questa fase si deve fare una scelta di chiarezza che supera la necessità di avere ampi numeri in parlamento". Con questo ragionamento, riferito da alcuni presenti alla riunione a Palazzo Grazioli, Berlusconi ha motivato la decisione di porre la fiducia sul dibattito di domani. E domattina è in programma anche il cdm che porrà ufficialmente la questione di fiducia. Al momento non è ancora stato deciso quale sarà il dispositivo su cui si chiederà la fiducia. Se cioè sarà un documento che riassuma il discorso del premier con i cinque punti programmatici oppure se ci si limiterà alla formula di rito "sentite le dichiarazioni del presidente del Consiglio, la Camera approva". Alcuni dei partecipanti al vertice con Berlusconi riferiscono che la scelta di porre la fiducia sia stata dettata anche dalla volontà di evitare che domani ci possano essere diversi voti su parti separate e anche diversi documenti, alla luce delle indiscrezioni che ipotizzavano la presentazione di un controdocumento da parte dei finiani.
I finiani non si sbilanciano Dopo la spaccatura di ieri, sgradita a Gianfranco Fini che lo ha detto con chiarezza agli stessi interessati, "falchi" e "colombe" finiane si sono riunite questa mattina . Obiettivo: cercare una posizione unitaria. Il capogruppo Fli alla Camera Italo Bocchino, Pasquale Viespoli, Silvano Moffa, Roberto Menia (autori della nota che contestava ieri le affermazioni di Bocchino), Carmelo Briguglio e Fabio Granata si sono riuniti a Montecitorio con Fini.
La terza gamba "Abbiamo stabilito che ascolteremo le dichiarazioni programmatiche del premier - spiega Viespoli -. Se le condivideremo, è chiaro che chiediamo di poter esprimere il nostro assenso anche nel passaggio parlamentare, cioè votando la fiducia della maggioranza della quale facciamo parte". Il necessario riconoscimento di Fli come terza gamba della maggioranza da parte di Berlusconi è il passaggio sul quale alla fine dunque tutti hanno convenuto. Se questo non fosse possibile, i gruppi di Fli si riuniranno con Fini nella sede della Fondazione FareFuturo e prenderanno in considerazione le diverse strade: voto contrario, astensione o, più probabilmente, spiega Fabio Granata "un nostro documento di appoggio al governo, con i contenuti che a quel punto decideremo di metterci noi".
Solo il programma "Bisogna vedere su cosa metteranno la fiducia - continua il finiano -. Se nella fiducia ci mettono cose che non sono nel programma, noi non la votiamo perché - sottolinea - non è una fiducia verso il premier ma verso il programma". Dunque, "se la fiducia viene posta sui cinque punti programmatici, noi non possiamo che votarla". Detto questo, Granata osserva che il porre la fiducia "non è una scelta improntata ad una grande sicurezza sui numeri. Dà l’idea che, forse, ancora una volta si tratta di calcoli sbagliati". E comunque, "non si può andare avanti solo con una maggioranza numerica - conclude - serve una maggioranza politica".
Ma Bocchino dice sì I finiani domani voteranno la fiducia compatti al discorso sui cinque punti programmatici. Lo annuncia il capogruppo Bocchino, che giudica positivamente la decisione del governo di porre la questione di fiducia. "È un modo - spiega - che salutiamo favorevolmente perché fa appello, e consente di esprimersi, a tutta la maggioranza. La fiducia - spiega ancora Bocchino - è la presa di distanza dalla politica dell’autosufficienza praticata fin qui, una presa di distanza che è esattamente quello che noi volevamo. Quindi direi che in generale è un passo avanti sulla strada dell’intesa. Porre la fiducia rappresenta una tesi, quella di appellarsi a tutta la maggioranza, che valutiamo positivamente".
Poi frena "La scelta della fiducia è un fatto positivo, perché rende il passaggio parlamentare più chiaro, ma aspettiamo le parole del presidente del Consiglio. Solo dopo il suo discorso ci riuniremo e prenderemo una decisione. Tutto dipende dai toni e dai contenuti delle parole del premier". Così Bocchino, poco dopo, indica la linea dei finiani in vista dell’intervento di domani di Berlusconi a Montecitorio.
Frattini: "Voteranno con noi" Il discorso che Berlusconi terrà domani sarà "un discorso alto, programmatico, sui problemi del paese. E credo che i finiani lo voteranno". Lo dice il ministro degli Esteri, Franco Frattini, lasciando il vertice del Pdl a Palazzo Grazioli. Alla domanda se dunque non ci saranno provocazioni da parte del premier sui temi sensibili come la giustizia, Frattini assicura: "Assolutamente no".
Voto in serata Inizierà domani alle 19, alla Camera, la prima chiama del voto nominale sulla questione di fiducia che il governo chiederà dopo l’intervento in aula del premier Berlusconi. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio dove si è registrata l’unanimità dei gruppi alla proposta di derogare al regolamento della Camera che prevede che passino 24 ore dal momento in cui viene posta la fiducia al voto. Berlusconi prenderà la parola domattina alle 11, quindi ci sarà il dibattito al quale il premier replicherà alle 16,30. Successivamente ci saranno le dichiarazioni di voto in diretta tv, quindi il voto.
L'Udc perde i siciliani L'Udc perde cinque pezzi. I deputati siciliani Saverio Romano, Calogero Mannino, Giuseppe Drago, Giuseppe Ruvolo e il campano Michele Pisacane ufficializzano il loro addio lasciando il gruppo alla Camera per dare vita a una componente del Misto che si chiamerà Popolari per l’Italia di domani. I cinque, tuttavia, nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio, smentiscono le voci che li vorrebbero destinatari di offerte da parte del premier in cambio del loro voto favorevole domani: "Ci viene da ridere quando sentiamo queste insinuazioni che peraltro sono calunnie di fuoco amico" assicura Romano. "Non voteremo mai per risolvere i problemi della maggioranza, stiamo esprimendo una posizione politica in dissenso rispetto alla linea di Casini".Calearo se ne va Lasciano Alleanza per l’Italia Massimo Calearo e Bruno Cesario. I due deputati resteranno alla Camera nel gruppo Misto, dove erano passati dopo aver lasciato il Pd per aderire al partito di Rutelli. In una nota, Calearo, che è stato tra i co-fondatori del partito, fa sapere di aver rassegnato le dimissioni durante l’esecutivo del partito che si è svolto stamattina: "Lascio l'Api, ma non mi muovo dal gruppo Misto - afferma -. Resto fedele all’idea di un grande centro, di un terzo polo in grado, finalmente, dopo anni di immobilismo, di avviare la stagione delle riforme. Certo, ci vorrà un po' di tempo prima che diventi una realtà politica consolidata". Ironia dall'Api: "Auguri al ministro Calearo".
Farefuturo: Fini lasci presidenza "Se vuole prendere sul serio se stesso e quello che ha detto in questi anni, Fini dovrebbe abbandonare il limbo dei Gruppi parlamentari che offre il fianco a chi lo accusa di oscure trame di Palazzo; dovrebbe fondare un proprio partito investendo tutto se stesso in questa operazione; dovrebbe di conseguenza dimettersi da presidente della Camera e non per le torbide e risibili accuse intorno a Montecarlo, ma per riacquistare libertà di tono e di movimento".
Lo dice Alessandro Campi, direttore scientifico di Farefuturo, in una conversazione con Il Foglio. "Fini - aggiunge il professore - dovrebbe, insomma, tornare più esplicitamente, ma fuori del Pdl, a combattere la propria battaglia di rinnovamento in stile europeo e modernizzatore del centrodestra".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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