Fondi Esg, l'Europa fa la parte del leone

Europa in volo nelle emissioni Esg a inizio 2022. Enel è leader per emissioni di bond sostenibili

Fondi Esg, l'Europa fa la parte del leone

La finanza sostenibile europea corre e non vuole fermarsi, nonostante tutte le incertezze legate alle conseguenze globali della guerra in Ucraina, al rischio di una crisi finanziaria e alla "mina" del caro-energia e del boom delle materie prime e dell'inflazione sulla transizione energetica. L'approvazione da parte dell'Europarlamento della Tassonomia Green che regola cosa è definibile "sostenibile" e cosa no per la finanza comunitaria avvenuta a inizio luglio può dare a questo processo una spinta ulteriore.

A segnalarlo i dati analizzati dalla Consob nelle sue recenti relazioni e commentati da Wall Street Italia, secondo cui nel mercato dei fondi facenti riferimento agli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (Esg) nel complesso periodo odierno "l’Europa vede confermato il suo ruolo trainante: a giugno 2022, l’aggregato globale delle emissioni di obbligazioni ESG è infatti riferibile ai paesi europei per il 50% circa mentre il patrimonio di fondi comuni di investimento ESG europei pesa più dell’80% sul dato globale". Recentemente, su queste colonne scrivevamo che i fondi Esg erano attesi dalla loro prova di mercato dopo la guerra in Ucraina e la flessione globale delle borse che, col riflusso della marea di crescita dell'ultimo biennio, li aveva impattati, soprattutto oltre Atlantico. I fondi "sostenibili" avrebbero dovuto provare a reggere al ritorno delle borse verso la normalità e al calo dei rendimenti degli operatori del mercato Esg nella consapevolezza che sul lungo periodo sarà il puntare sul green a portare utili, come ha ricordato l'ad di BlackRock Larry Fink parlando del futuro del pragmatismo. Tutto questo impone agli operatori di puntare sul pragmatismo. Il principio della Guida galattica per autostoppisti, "Don't Panic!", deve orientare gli investitori del mondo Esg. In Europa così è stato: nonostante le flessioni dei rendimenti, gli operatori hanno rinunciato a considerare quella dei fondi a obiettivo sostenibile una bolla o una moda temporanea, non rinunciando a muoversi controvento.

Wall Street Italia prosegue ricordando che "i fondi Esg superano quota 5 mila in Europa a marzo 2022 e raggiungono un patrimonio complessivo vicino a 2.300 miliardi di dollari, in crescita del 40% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente. Solo in Italia, alla fine del primo trimestre, ci sono più di 1.900 fondi Esg, con un patrimonio di 431 miliardi di euro, in forte aumento dai 295 miliardi di marzo 2021. Sul fronte delle emissioni di obbligazioni Esg", invece, il 60% è rappresentato dai bond verdi di imprese e governi. Altro campo in cui l'Europa traina il mercato globale. E proprio il fatto che il mercato sia stato in grado di tenere in nome della stabilità dopo la fiammata del 2021 mostra che gli operatori Esg vogliono guardare al medio-lungo termine. Il 30% delle emissioni europee è stata targata Esg nel primo semestre 2022, secondo i dati dell'agenzia Teleborsa. Le emissioni sono state concentrate nei settori ad alta intensità di capitale tipicamente associati al finanziamento attivo sui mercati dei capitali, vale a dire utilities, immobiliare e telecomunicazioni, che stanno gestendo investimenti solidi e complessi in nome della transizione energetica.

La maggiore emittente di obbligazioni a obiettivo Esg in Europa nel primo semestre è stata la multinazionale italiana Enel (7 miliardi di euro), che nel quintetto di testa, secondo quanto riporta Teleborsa, è seguita da una serie di aziende abbastanza eterogenea: la società di servizi idrici olandese TenneT Holding (3,9 miliardi di euro), la società immobiliare tedesca Vonovia (2,6 milioni di euro), la società idrica francese Suez (2,6 miliardi di euro) e la utility tedesca E.ON (2,3 miliardi di euro).

Le esigenze della transizione energetica, la sfida di gestire i rischi di mercato nel finale dell'anno e le prospettive di crescita di rinnovabili e fondi sostenibili lasciano presagire che le dinamiche per la seconda metà dell'anno saranno simili. Dalla finanza sostenibile e dagli Esg l'Europa ha scelto di non tornare indietro. Anche a costo di nuotare controcorrente in certe fasi di instabilità dei mercati.

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