Fincantieri, ecco cosa dice il vero piano industriale

(...) per contribuire a un dibattito finalmente documentato e a una trattativa finalmente consapevole. Per la salvaguardia dei posti di lavoro, degli stabilimenti e della pace sociale. Fatto salvo che, come accade in qualsiasi trattativa, esiste il «vizio d’origine» - il gioco delle parti - di un’offerta sottodimensionata e di una domanda surdimensionata, destinate fatalmente a incontrarsi nel corso della trattativa... Dunque, in sintesi, il testo:
1) Sestri Ponente «In modo immediatamente consequenziale alla presentazione del piano industriale, Fincantieri provvederà a firmare - insieme a Autorità portuale, Comune di Genova, Eni Porto Petroli, organizzazioni sindacali, Regione Liguria e Confindustria Genova - il nuovo accordo di programma per il ribaltamento a mare. Non c’è alcuna correlazione a livello di tempistiche tra la presentazione del piano industriale, la firma dell’accordo di programma e la destinazione dei 70 milioni di euro stanziati dal Governo nell’ambito del Decreto Milleproroghe per opere infrastrutturali immediatamente cantierabili (questi fondi non sono a rischio). Si prevede che, dall’inizio dei lavori, lo stabilimento resterà quasi totalmente inagibile per circa 3 anni. Alla ripresa, secondo gli scenari ipotizzati, che verranno codificati nell’accordo di programma, il cantiere di Sestri dovrà divenire al tempo stesso un macro-contenitore dedito alla navalmeccanica (costruzione navale, refitting ed ogni attività correlata a questi due segmenti produttivi) e un incubatore di investimenti industriali, se necessario anche privati».
E allora, di grazia: dov’è che si parla di «chiusura definitiva fin da subito», come vogliono far credere le prese di posizione illuminate (e interessate) di questi giorni?
2) Esuberi «Saranno nell’ordine progressivo di circa 1500 unità complessive a livello di Gruppo, e NON consisteranno in licenziamenti, ma saranno gestiti solo ed esclusivamente attraverso turn over, incentivazione ai prepensionamenti, mobilità interna (parte dei dipendenti di Riva Trigoso saranno riallocati presso Muggiano, i dipendenti di Sestri Ponente saranno temporaneamente - per la durata dei lavori di ribaltamento - riallocati a Monfalcone e Marghera, ed in parte beneficeranno di un’integrazione salariale), corsi di formazione finanziati dalle Regioni».
E allora, di grazia: dove sono i 2251 licenziamenti in tronco?
3) Riva Trigoso «Lo stabilimento inizierà a lavorare a una commessa militare ordinata dalla Marina Militare dell’Algeria e proseguirà le attività sulle Fremm, ma progressivamente vedrà sopprimersi la parte navale e contestualmente potenziare l’officina Meccanica (adibita alla costruzione di sistemi e componenti navali). Riva Trigoso diverrà in tal senso polo d’eccellenza della Meccanica per l’intero Gruppo, segmento di business il cui trend è in crescita, in particolar modo grazie all’incremento dell’export militare e alle commesse in arrivo da alcune importanti Marine estere (Usa, Brasile, Emirati Arabi, Canada, Algeria)».
E allora, di grazia: dov’è che si parla della trasformazione del cantiere di Riva Trigoso in «officina meccanica», magari per ridursi a riparare le Fiat Punto?
Si attendono smentite. O meglio, risposte. E intanto, «che portassero nuove commesse!».


Che poi la manfrina in atto in questi giorni - insisto: sulle spalle dei lavoratori - sia mirata più contro il governo che a favore del lavoro, e più contro l’amministratore delegato Giuseppe Bono che a favore dei dipendenti della Fincantieri, magari per «immolarlo» sull’altare della trattativa come merce di scambio da offrire ai sindacati (non è che vi ci mettete anche voi, amici del Carroccio?), è tutto da verificare. Però, se «a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci s’azzecca»... ci confessiamo peccatori incalliti.

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