Fini: "Berlinguer da ammirare"

Il presidente della Camera a 25 anni dalla morte del segretario del Pci: "Con la questione morale indicò un problema della democrazia"

Fini: "Berlinguer da ammirare"

«Ammirazione» per Enrico Berlinguer, in quanto «leader della sinistra che ebbe sempre di mira una prospettiva nazionale», e forte richiamo alla questione morale, in quanto «problema della democrazia e delle sue basi di consenso e di legittimazione che si sgretolano se viene meno il nesso tra etica e politica». Così, con un omaggio che a molti suonerà tutt’altro che formale, Gianfranco Fini, ha ricordato il segretario del Pci scomparso l’11 giugno di 25 anni fa. Il presidente della Camera ha commemorato il leader che guidò il più grande Partito comunista dell’Europa occidentale dal 1972 al 1984 nel corso del convegno che si è tenuto ieri nella sala della Regina di Montecitorio alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e di numerosi esponenti della sinistra come Dario Franceschini, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Achille Occhetto, Piero Fassino e Fausto Bertinotti.

E con le sue parole Fini ha voluto proseguire, accelerando, sul percorso iniziato nell’ormai lontano 2003, quando manifestò l’opinione che i tempi fossero maturi per far votare gli immigrati alle elezioni amministrative e parlò del fascismo come «parte del male assoluto». Sulla traiettoria che lo ha visto picconare, senza molti imitatori nel suo partito, qualche pilastro del discorso politico tradizionale della destra italiana. E che aveva spinto, quella traiettoria, attenti osservatori di quel mondo a parlare, fra il serio e il faceto, di «compagno Fini».

Ieri un altro strappo, questa volta nel nome di Berlinguer. Certo, nel suo ricordo il presidente della Camera ha citato anche Giorgio Almirante, il suo maestro che volle salutare per l’ultima volta l’avversario alla camera ardente allestita a Botteghe Oscure e si mise in coda con i militanti comunisti. «Quando gli chiesi - ha detto Fini - perché fosse andato da solo mi rispose: “Non dovevo temere nulla, perché oltre il rogo non v’è ira nemica”. E poi mi confidò di essere rimasto colpito dal fatto che Berlinguer avesse voluto portare fino in fondo il suo comizio a Padova, fino all’estremo sacrificio».

Ma ha anche citato Massimo D’Alema. E proprio sulla «questione morale», un tema politico che gli anticomunisti italiani di tutti i colori, dai craxiani ai dc passando per repubblicani e liberali, hanno sempre liquidato come spocchiosa propaganda. «Nel richiamo al nesso tra etica e politica - ha detto Fini - si esprime un più generale spirito repubblicano.

È quello stesso spirito che anche oggi deve essere valore condiviso dai diversi schieramenti politici».

Spirito repubblicano? Un concetto semiclandestino in Italia ma centrale nel dibattito politico della Francia. Dove «compagno» si dice camarade.

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