"Il berlusconismo è finito? Mah... E' finito il governo Berlusconi, accontentiamoci intanto di questo...". In piena campagna elettorale, il presidente della Camera (nonché leader di Futuro e Libertà) Gianfranco Fini si fa intervistare da Michele Santoro per tornare ad attaccare l'ex alleato. Parole al veleno contro Silvio Berlusconi, totale apertura al governo tecnico guidato dal neo senatore Mario Monti e qualche sassolino da togliersi dopo aver tradito il patto con gli elettori e aver lasciato il Pdl per fondare il Fli. Ai microfoni di Servizio pubblico l'ex An ha brindato alla fine dell'esecutivo guidato dal Cavaliere: "Mi auguro che lunedì, alla riapertura dei mercati, avremo un nuovo presidente del Consiglio incaricato". Eppure Fini sembra non ricordare la promessa fatta proprio a Santoro, nell'allora salotto di Annozero: "Io sono pronto a dimettermi da presidente della Camera nello stesso momento in cui Berlusconi si dimette da presidente del Consiglio". Era il 24 febbraio del 2011 (guarda il video).
Non ci era riuscito nemmeno Fini con la sua fuoriuscita dal Pdl. Non ci erano riusciti nemmeno i falchi e le colombe che per mesi hanno tramato col centrosinistra per di fare mancare la maggioranza a Berlusconi alla Camera. Non gli era riuscito nemmeno in quel 14 dicembre dell'anno scorso quando il neo leader del Fli aveva tentato la strada della sfiducia per dare la spallata a Berlusconi. Il risultato è stato che i finiani, dopo la vampata iniziale, sono diventati una specie in via di estinzione. Anche nelle ultime ondate migratorie il solo partito che non è stato toccato da nuovi arrivi è stato proprio il Fli. Dopo mesi a scaldare lo scranno più alto di Montecitorio in attesa che i mercati e i poteri forti facessero quanto Fini non era stato in grado, la maggioranza è venuta meno martedì scorso alla votazione sul Rendiconto dello Stato. Deve essersi fregato le mani, Gianfranco, per la disfatta del governo. "Non avrebbe senso - ha spiegato ieri sera da Santoro - uscire dalla crisi di questa maggioranza che finora ha retto con tre o quattro voti ed entrare in un altro governo che sta in piedi per tre o quattro voti". Da qui la proposta di "affidare il governo a una personalità affidabile, e Monti ha questa caratteristica, che si presenta in parlamento con una lista scarna di ministri, dodici, di professionalità indiscussa, fuori dalla logica della spartizione partitica, e con un programma che non sia il libro dei sogni".
Terminata la seconda puntata di Servizio pubblico, non si è fatta certo mancare la replica di Berlusconi. Chi, ieri sera, ha parlato con il premier parla di una vera e propria sfida a colpi di dimissioni. "Siccome il presidente della Camera aveva detto che si sarebbe dimesso solo dopo di lui - avrebbe detto il Cavaliere ai senatori del Pdl - allora qualcuno dovrebbe ricordarglielo". Un promessa che Fini aveva fatto proprio alle telecamere di RaiDue. "Io sono pronto a dimettermi da presidente della Camera - aveva detto il leader del Fli - nello stesso momento in cui Berlusconi si dimette da presidente del Consiglio".
Dunque? Cosa dobbiamo aspettarci? Un passo indietro? Appare difficile. Non è, infatti, la prima volta che Gianfranco promette e non mantiene. Eh già!
Non è, infatti, un mistero che il presidente della Camera sia uscito indenne dalla bagarre legata all'appartamento di Montecarlo che dal patrimonio dell'allora Alleanza nazionale a una società off shore che è risultata essere di Giancarlo Tulliani, nonostante avesse promesso (sempre davanti alle telecamere) che si sarebbe dimesso qualora fosse emerso un legame tra la
dismissione della casa monegasca e il fratello di Elisabetta. Il passo indietro non è mai arrivato. Per questo è più che probabile che Fini non lascerà nemmeno la poltrona a Montecitorio quando il Cavaliere lascerà Palazzo Chigi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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