Fini salirà al Colle con Berlusconi e Bossi. Ma l'Udc "strappa" e dice no

I leader dei tre partiti del centrodestra sottopongono domani a Napolitano "l’allarme per la situazione del Paese". Contatti tra l’ex premier e D’Alema. Il Cavaliere al Senatùr: "L’unica strada sono le larghe intese, poi al voto fra un anno". Duro botta e risposta tra il presidente di An e Casini

Fini salirà al Colle con Berlusconi 
e Bossi. Ma l'Udc "strappa" e dice no

Roma - A bocce ferme come suol dirsi, ora che è possibile un bilancio preciso di questa tornata amministrativa aperta il 27 maggio e chiusa coi ballottaggi lunedì scorso, risulta bruciante e innegabile la sconfitta della maggioranza. Pur se il ministro Bersani s’attarda a sminuire spiegando che «alla fine dei ballottaggi la tenuta comunque l’abbiamo avuta», i numeri dicono tutt’altro. Il risultato è questo: nelle 153 amministrazioni provinciali, città capoluogo e comuni con più di 15mila abitanti dove s’è votato in questa doppia tornata, il centrodestra ha vinto in 94, contro 54 del centrosinistra. Un rapporto finale schiacciante, che ha ribaltato lo statu quo. Nelle elezioni precedenti infatti, il centrosinistra aveva vinto in 80, contro 63 del centrodestra. Il bilancio finale è da rugby: assegna alla Casa delle libertà un +31 e all’Unione un -26.

Per la verità, questa Waterloo per le forze di governo era già scritta nei risultati del primo turno, ben evidente nel voto complessivo. Era passata alquanto in sordina perché i voti totalizzati dai due schieramenti sono arrivati all’alba, e anche per i media domani è sempre un altro giorno. Il «dato politico» che ne scaturisce però, è di quelli che non lasciano incertezze, dice che il centrosinistra non è più maggioranza nel Paese, se vi fossero quelle elezioni anticipate che chiede Silvio Berlusconi, ci sarebbe il ricambio solido e tranquillo, anche con questa legge elettorale, e con una maggioranza stabile pure al Senato. Trattasi di milioni di voti, non di un sondaggio su mille telefonate, dunque il test è più che attendibile: dà al centrodestra il 57,72% dei suffragi nelle provinciali, contro il 38,28% del centrosinistra.

Era già scritto dunque, ma dopo il ballottaggio è evidente la rovinosa perdita di potere che l’Unione subisce negli enti locali. Partiamo dalle Province, dove sostanzialmente il rapporto finale è rimasto immutato, pur se il centrosinistra ha subito un crollo di consensi. Comunque, 4 sono andate alla Cdl e 3 all’Unione. Come prima, e ognuno ha conservato quel che aveva.

Già molto più evidente, è la vittoria delle forze d’opposizione nei 26 comuni capoluogo. Il centrodestra ha vinto in 18, il centrosinistra in 8. Dalle precedenti elezioni, la Cdl ne aveva 14 e l’Unione 12. Tant’è che se il centrosinistra ha conquistato L’Aquila e Taranto, ha dovuto cedere al centrodestra Alessandria, Asti, Monza, Verona, Gorizia e Matera.

La frana è innegabile e travolgente nel riassuntivo delle altre città e cittadine dove s’è votato, e che spesso sono più popolose di alcuni capoluoghi. Trattasi di 120 comuni: 72 sono andati al centrodestra che prima ne contava 45; 43 al centrosinistra che in precedenza ne aveva 65; 5 vedono la vittoria di coalizioni civiche non inquadrabili, che prima delle elezioni erano 10.

Qui, l’elenco dei campanili persi o conquistati è un termometro che solo un moribondo può ostinarsi ad ignorare. L’Unione ha conquistato Cernusco sul Naviglio in Lombardia, Sant’Elpidio Mare nelle Marche, Sezze e Tarquinia nel Lazio, Ischia, Quarto e Capaccio in Campania, Lucera in Puglia. Ma il centrodestra le ha strappato Acqui Terme, Borgomanero e Omegna in Piemonte. Ha fatto man bassa in Lombardia dove ha conquistato Desenzano sul Garda, Erba, Crema, Abbiategrasso, Buccinasco, Garbagnate, Melegnano, Pieve Emanuele, Rho, San Donato e Malnate. In Veneto ha conquistato Feltre, Vigonza, Chioggia, Jesolo e San Giovanni Lupatoto.

E ancora Rapallo in Liguria, Todi in Umbria, Montesilvano in Abruzzo. Poi in Campania Cercola, Poggiomarino, Sant’Anastasia, Sant’Antimo, Volla e Angri. In Puglia Polignano a Mare, Mesagne e Galatone. Infine Pisticci in Basilicata, Palmi in Calabria e Selargius in Sardegna.

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