È folle e ha un coltello ma lo lasciano libero di uccidere Si consegna ai carabinieri e viene mandato in ospedale Fugge, si procura un’altra arma e ammazza un uomo

TorinoSono le 11 e mezza del mattino quando Antonio Olivieri si presenta nella caserma dei carabinieri di Barriera di Milano e racconta di sentire «le voci». Sul volto e sulle braccia ha numerose ferite da taglio. Dice che qualcuno lo sta perseguitando, che ha paura e che ha bisogno di aiuto. È fuori di testa, i carabinieri in pochi secondi si accorgono che è armato di coltello. Lo disarmano e lo denunciano per porto abusivo di armi, poi chiamano un’ambulanza che lo porti in ospedale perché sia sottoposto a una visita psichiatrica per controllare il suo stato di salute mentale. Antonio evidentemente può essere pericoloso, si vede dalle ferite che ha e che s’è fatto da solo. L’ambulanza arriva e lo accompagna all’ospedale San Giovanni Bosco. I barellieri lo «scaricano» al pronto soccorso. Sono le 13.30, Olivieri non è controllato da nessuno: scappa, si procura un nuovo coltello e a pochi metri dal nosocomio aggredisce a coltellate due persone, padre e figlia, nel tentativo di portar via loro l’auto. Il padre, Lorenzo Bollati, 47 anni, muore in mezzo alla strada, mentre la figlia sedicenne, Giorgia, viene gravemente ferita e ora si trova ricoverata al San Giovanni Bosco: i medici l’hanno sottoposta a un delicato intervento chirurgico, ma nessuno si dice ottimista sulle sue possibilità di sopravvivenza.
L’assassino adesso si trova in carcere: un poliziotto fuori servizio, Cristiano Nettis, lo arresta in via Botticelli mentre cerca di cambiarsi gli abiti sporchi di sangue. In Questura poi confessa: «Avevo bisogno della macchina, dovevo scappare e loro non volevo darmela». Parole che in apparenza non hanno senso. Ma del resto in questa storia c’è poco che abbia senso.
Un folle delitto. Prevedibile? Non si sa, sarà la magistratura a chiarirlo. Teatro di questa assurda vicenda è via Monte Rosa, quartiere di Barriera di Milano, a pochi passi dall’ospedale San Giovanni Bosco. Padre e figlia stanno salendo a bordo della loro auto quando la ragazza viene aggredita alle spalle da Antonio Olivieri. «Voglio l’auto», urla l’uomo. La ragazza, spaventata, reagisce. Reagisce anche il padre, Lorenzo, che si precipita ad aiutarla gridando con tutto il fiato che ha in gola. Antonio Olivieri è spaventato. È pazzo, verrebbe da dire, ma il termine appare ora riduttivo. La nonna di Giorgia vede tutta l’orribile scena dal balcone. Grida, chiama aiuto. Olivieri comincia a sferrare coltellate. Colpisce tre volte la ragazza: all’inguine, al torace e all’addome. Colpisce con una violenza tale da sviscerarla. Poi il padre di lei gli salta addosso per disarmarlo. Ma Olivieri non si ferma, e con tutta la forza sferra altri fendenti. Cinque altre coltellate che raggiungono Lorenzo Bollati al torace, all’addome, alla gola. Cinque colpi mortali. L’uomo si accascia sul cofano della macchina, la ragazza sul marciapiede. Olivieri fugge lanciando via il coltello, ritrovato poco dopo dai carabinieri. Sono attimi concitati. Le urla delle vittime attirano l’attenzione di alcuni passanti. I primi a soccorrere padre e figlia sono due infermieri e un anestesista del San Giovanni Bosco, avvisati da una operatrice del Triage. «Il padre era riverso sul cofano. C’era sangue dappertutto.

La ragazzina era cosciente e chiedeva aiuto - hanno raccontato i soccorritori, sconvolti -. Abbiamo fatto il possibile». Scatta la caccia all’uomo in tutta la città. Mezz’ora dopo il delitto, un poliziotto fuori servizio blocca il fuggitivo in via Botticelli.

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