La Fondazione Cab e Brescia: se privato e pubblico funzionano

Il progetto Santa Giulia, il recupero dell’area romana e del parco archeologico, l’organizzazione di grandi mostre capaci di fare da volano all’economia e l’introduzione di una gestione più imprenditoriale nei musei: la Fondazione Cab profonde, da sempre, un ramificato impegno sul territorio ottenendo «in termini concreti notevoli risultati», ha rimarcato il presidente Alberto Folonari alla sesta conferenza nazionale degli assessori alla Cultura e al Turismo, che si è svolta il 22-23 settembre scorsi all’auditorium Parco della Musica di Roma. Dal 2004 al 2007 Brescia è stata infatti la prima città italiana per numero di visitatori di mostre e anche nel 2010 ha ottenuto il secondo posto a livello nazionale». Il ciclo di eventi intitolato «Brescia. Lo splendore dell’arte» - prosegue Folonari - ovvero il progetto che ha portato la nostra città a primeggiare nel confronto con le piazze culturali mondiali, è stato solo un tassello di quel mosaico di interessi che la Fondazione Cab, d’intesa con il Comune di Brescia, ha saputo costruire in vari settori della vita cittadina, rendendo quanto mai preziosa la sua presenza nel dispiegarsi delle vicende bresciane».
Brescia si conferma, tra le prime in Italia, nel perseguire in concreto la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale: «Nelle nostre idee, nelle nostre opere c’è la forza di pensare il territorio come luogo di appartenenza e di forte identità», prosegue il presidente della Fondazione Cab, sottolineando come proprio da questo punto sia iniziata la «rivoluzione» dell’Ente: «Dalla presa di coscienza che la possibile musealizzazione dell’affascinante e unico complesso monastico di origine longobarda di Santa Giulia avrebbe avuto una forza innovativa dirompente, acquisendo al tempo stesso una dimensione autenticamente internazionale». A conferma di questo il recente inserimento, nella Lista del Patrimonio Mondiale promosso dall’Unesco, che ha sottolineato il valore di un bene magnificamente recuperato alla città e il progetto di sviluppo territoriale basato sul rilancio della cultura avviato dal Comune grazie anche alla Fondazione Cab.
Brescia è stata inoltre capace di affermare la rilevanza dell’arte, non solo come espressione della creatività e del genio umano, ma anche come precisa attività economica, favorendo così la collaborazione tra il pubblico e il privato, su tre concetti base: tutela, valorizzazione e fruizione.
«Attribuire dignità di bene economico alle opere d’arte e al contempo preservare forme di autonomia alle istituzioni, fornendo a queste gli strumenti per l’acquisizione di maggiori fondi, è un’intuizione da cogliere attuando un’efficace pianificazione sia di strategie che di gestione delle risorse, nella prospettiva non tanto di soddisfare qualsiasi bisogno del pubblico, quanto di incoraggiarlo ad approfondire le iniziative artistiche più adatte ai bisogni del territorio». Individuare gli strumenti per assolvere questo compito, perseguire la «fidelizzazione» e l’incremento del pubblico, non significa mercificare l’arte.
Viste le difficoltà del Paese, questo può diventare «sempre più un fattore di successo e di favorevole cambiamento», sottolinea Folonari. «Molto resta ancora da fare, ma la strada tracciata con la partnership tra pubblico e privato ha mostrato come, almeno a Brescia, il settore culturale sappia funzionare, proponendo esperienze diverse eppure positive, perché capaci di invertire la pericolosa tendenza che vede l’Italia in netto ritardo, rispetto ai principali partner stranieri, sul terreno dell’innovazione tecnologica, e dell’esaltazione del nostro ingente patrimonio artistico». Il rilancio del Paese può quindi passare anche dal rilancio delle proprie risorse monumentali, artistiche, ambientali. Ma per far funzionare la macchina culturale, «occorre che questo patrimonio venga curato e mantenuto; è indispensabile cogliere prima di tutto la responsabilità che viene da una mole così ingente e diffusa sul territorio del patrimonio stesso».

A questo deve poi «corrispondere una rinnovata sensibilità da parte delle imprese che potrebbero dare (se facilitate dall’allentamento di alcuni vincoli fiscali), una forte spinta ad attivare fasce di consumatori inedite».

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