Le Forze armate diventano società per azioni

OBIETTIVI Si cercherà di valorizzare le infrastrutture da dismettere

Nasce Difesa Servizi, una società per azioni che consentirà alla Difesa di risparmiare molto, soldi e uomini, di diventare più efficiente e, in qualche misura, di autofinanziarsi. La novità è prevista dalla legge finanziaria. È questa la strada scelta per avviare una razionalizzazione del modo in cui il pianeta difesa si approvvigiona di beni servizi «generici». In più si è trovata una formula per valorizzare e gestire il patrimonio immobiliare della Difesa, le infrastrutture dismesse o da dismettere e gli stessi alloggi della Difesa, facendo sì che i soldi ottenuti tornino alla Difesa. Infine, ma questo è davvero un aspetto marginale, si cercherà di fare qualche soldo concedendo l'uso di marchi e emblemi. Con le royalties arriverà qualche spicciolo e al contempo si diffonderà in modo controllato l’immagine delle Forze armate, mettendo un po' d'ordine ad una anarchia in atto da tempo. Anche le sponsorizzazioni, in futuro gestite da Difesa Servizi, sono già oggi un modo per non sprecare i soldi del bilancio difesa per attività magari lodevoli, ma certo non prioritarie.
Ovviamente tutto quanto riguarda il core business, dall'acquisto di armamenti e equipaggiamenti militari, all'impiego degli stessi, all'addestramento e così via resterà in mano agli enti della Difesa. Come è normale che sia. Difesa Servizi però razionalizzerà e centralizzerà gli acquisti di ciò che non è «core», dalla carta igienica ai servizi di pulizia, dalle scrivanie alle penne, ai telefoni e così via. Beni e servizi che non hanno alcuna valenza «bellica». Acquistando in blocco, magari con gare informatiche, si spera, anzi, si è certi, di ottenere cospicui risparmi e servizi migliori, per di più consentendo a tanti militari di non svolgere più un lavoro che può essere benissimo demandato ad un civile, non necessariamente un dipendente statale. Oggi invece ciascuno fa per sé: le quattro Forze armate hanno proprie strutture separate. E questo non è certo il modo migliore per impiegare il personale in uniforme o per spuntare le condizioni più vantaggiose, anzi.
Difesa Servizi potrà anche realizzare gli impianti energetici e di gestione rifiuti nelle infrastrutture militari, dove oggi di fatto tra burocrazia e veti incrociati non si riesce a fare nulla. Come accade peraltro per qualunque altra infrastruttura in Italia.
Quanto agli immobili, sono anni che si parla di cessione delle infrastrutture non più utilizzate o non più di interesse. Si è parlato tanto e si è fatto poco. E soprattutto la Difesa ha incassando briciole. Molto spesso le infrastrutture finivano per essere «regalate» a questo o quell'ente locale, ricevendo poco, spesso nulla. I beni della Difesa venivano regolarmente valutati a cifre irrisorie. Ora invece saranno adeguatamente valorizzati prima di essere venduti. Ed il 20-30% del ricavato andrà ai comuni dove i beni si trovano, il 70% alla Difesa.
Si spera anche di risolvere il problema degli alloggi della Difesa, per lo più occupati da chi non ha titolo, in cambio di canoni di locazione irrisori, che non finiscono alla Difesa. E lasciando senza una abitazione chi invece ne avrebbe diritto.
I militari non possono essere che contenti di questo cambiamento e si sono fatti già qualche calcolo: dalla cessione degli immobili sperano di ottenere, a regime, un miliardo di euro all'anno, forse più, che consentirà di rimpinguare un bilancio Difesa duramente penalizzato anche per il 2010, con gravi conseguenze operative e funzionali. Magari riusciranno anche a realizzare quelle poche, grandi basi e caserme che servono alle nuove Forze armate, infrastrutture in grado di offrire standard di vita adeguati a militari professionisti e volontari e alle loro famiglie. Tutto il resto può essere ceduto, risparmiando cifre sostanziose sperperate in manutenzione e adeguamenti alle normative.
Le aspettative quindi sono alte. Ora si tratta di tradurle in realtà. E a questo proposito il mondo in uniforme certo non ha gradito lo scippo di immobili della Difesa per oltre 500 milioni di euro, trasferiti al comune di Roma per colmare i buchi di bilancio della precedente amministrazione e consentire qualche nuova iniziativa. Ma la Difesa in cambio non riceverà niente, se non una promessa su eventuali plusvalenze, da spartire poi con il Comune.

La situazione non migliorerà se, per «compensare», si farà un analogo «cadeau» alla città di Milano. Se l'era dei regali per le amministrazioni locali pagate predando il patrimonio della Difesa si deve concludere, questo è davvero un passo falso.

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