Il fratello del Papa: «Ho schiaffeggiato i miei alunni»

Monsignor Georg Ratzinger, il fratello di Benedetto XVI, ribadisce di essere stato all’oscuro degli abusi sessuali, subiti dai ragazzi nella scuola preliminare dei Domspatzen, ammette di aver dato qualche schiaffo ai suoi cantori e chiede «perdono alle vittime». E sempre ieri è sceso in campo anche il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che con una nota alla Radio vaticana ha fatto il punto sulla situazione tedesca spiegando come sia sbagliato mettere sotto accusa soltanto la Chiesa cattolica e ricordando che le istituzioni ecclesiastiche «hanno dato prova di volontà di trasparenza» e hanno in certo senso accelerato «il manifestarsi del problema invitando le vittime a parlare».
L’ottantaseienne monsignore fratello del Pontefice, direttore del coro dei «passerotti del Duomo» di Ratisbona, dal 1964 al 1994, ha rilasciato un’intervista al quotidiano tedesco Passauer Neue Presse. Va sottolineato che le violenze di cui Georg Ratzinger parla, anche in relazione alla scuola e al convitto dove i ragazzi vivevano, sono sempre e soltanto punizioni corporali, perché di abusi sessuali «non si è mai parlato» e il fratello del Papa non ne venne mai a conoscenza.
L’ex direttore ha spiegato di aver dato qualche schiaffo ai cantori indisciplinati, quando era depresso perché «non raggiungevamo i risultati» voluti, e di essersene sempre pentito. Per questo si è sentito «sollevato» quando nel 1980 le punizioni corporali sono state proibite per legge. Ratzinger però non ha mai sentito parlare di abusi sessuali, e ha detto di provare pena per le vittime, «la cui integrità fisica e spirituale è stata ferita». Ha ammesso invece di essere stato a conoscenza dei duri metodi punitivi di Johann M. direttore della scuola primaria di Ettarzhausen, dalla quale venivano reclutati i giovani cantori del suo coro, che distribuiva «violenti ceffoni» e che lo faceva «anche per motivi molto futili». A informare Georg Ratzinger di questi comportamenti erano stati suoi stessi allievi durante le tournée. «Ma i loro racconti - ha spiegato il fratello del Pontefice - non sono stati da me percepiti in modo tale da ritenere di dover fare qualcosa». In ogni caso, ha precisato, anche se fosse intervenuto, non avrebbe potuto fare molto, dato che la scuola di Ettarzhausen era «un’istituzione indipendente». Ma «se avessi saputo di quale tipo di eccessive violenze si trattava, avrei detto qualcosa. Chiedo perdono alle vittime».
Intanto ieri il direttore della Sala stampa vaticana, padre Lombardi, ha detto che le istituzioni ecclesiastiche coinvolte nello scandalo «hanno affrontato il manifestarsi del problema con tempestività e con decisione», riconoscendo quanto è avvenuto e manifestando preoccupazione per le vittime. Hanno inoltre «previsto nuove indicazioni operative per mettere a fuoco anche la strategia di prevenzione, affinché sia fatto tutto il possibile perché in futuro simili gravissimi fatti non abbiano a ripetersi». Lombardi ammette che «gli errori compiuti nelle istituzioni e da responsabili ecclesiali sono particolarmente riprovevoli, data la responsabilità educativa e morale della Chiesa», ma spiega che «la questione è molto più ampia, e il concentrare le accuse solo sulla Chiesa porta a falsare la prospettiva. Solo per fare un esempio, i dati recentemente forniti dalle autorità competenti in Austria dicono che in uno stesso periodo di tempo i casi accertati in istituzioni riconducibili alla Chiesa sono stati 17, mentre ve ne sono stati altri 510 in altri ambienti. È bene preoccuparsi anche di questi».


Il portavoce vaticano ha annunciato che la Chiesa è pronta a sedersi alla «tavola rotonda» promossa dal ministero della Famiglia tedesco su questa questione - smentendo di fatto le perplessità annunciate a questo proposito dal presidente dei vescovi tedeschi - e ha infine spiegato «nell’ambito canonico il delitto di abuso sessuale di minori è sempre stato considerato uno dei più gravi fra tutti», citando la lettera «De delictis gravioribus» del 2001, voluta da Giovanni Paolo II e firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger e dal segretario Tarcisio Bertone, che ha richiamato i vescovi di tutto il mondo sulla gravità del problema invitandoli ad affrontarlo.

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