Friuli, immunità alle auto blu Niente multe e punti blindati

Anche gli autisti degli assessori regionali potrebbero ottenere la superpatente in dotazione a chi guida la vettura del presidente

Trieste - Lui, ovviamente, ce l’ha già. O meglio, ce l’ha il suo autista. Dal 2004. Perché «Lui», Riccardo Illy, scravattato quanto altezzoso presidente della giunta di centrosinistra del Friuli Venezia Giulia, non poteva certo attendere che il top di gamma tra gli accessori di cui è dotata la sua auto blu diventasse «primo equipaggiamento» anche per le altre 39 vetture della flotta regionale. Quelle dei peones, insomma, dei semplici assessori! Così, dai e ridai, già nel 2004 aveva ottenuto dall’allora prefetto di Trieste la «funzione di agente di Ps» per il suo autista personale, Sandro Ligotti. Con relativa superpatente: documento che consente di violare per necessità di servizio - senza conseguenze - il codice della strada. E che autorizza «altresì all’uso di segnali acustici e di segnalazione visiva». Ovvero sirena e lampeggiante. Proprio come i colleghi «veri», quelli dei palazzi romani.

Da allora, a diventare un volto noto a tutti gli automobilisti friulani e giuliani che ogni giorno - per necessità di mantenere una famiglia - percorrono nel rispetto dei limiti le tratte autostradali che collegano Trieste, Udine e Pordenone, è stato il solo «Lato B» della First Car regionale, cioè il didietro metallizzato in grigio Marostica dell’Alfa Romeo 166 Luxury 3.2 V6 a 24 valvole del presidentissimo. Un lampo come quello senza interpunzioni di Giovanni Pascoli - «apparì sparì» -; qualcosa che più che correre, vola basso. Senza sottrazione di punti dalla patente dell’autista-agente. E se arriva una multa, la paga Pantalone.

Ovvio che prima o poi i peones e i loro conducenti alzassero il capo, chiedendo pari dignità. Se ne parla, con il sostegno dei sindacati dell’ossimorica categoria della Funzione pubblica, nel superfluo e costoso falansterio regionale di via Carducci 6, a Trieste: dotare gli autisti della «superpatente» di cui sono titolari, oltre al Ligotti, i loro omologhi capitolini. Pudicamente le parti interessate parlano di progetto, o per l’esattezza «di un tavolo tecnico per valutare la possibile introduzione e la relativa emissione di una patente di servizio analoga a quella già prevista da altre pubbliche amministrazioni». Parole. Che tradotte significano: licenza di scarrozzare in lungo e in largo, senza curarsi del tachimetro, i «ministri» regionali per l’indilazionabile taglio del nastro di una sagra enogastronomica. Portandosi al seguito, magari, anche portaborse, borsisti, familiari e amanti (ortodossi o da Pacs che eventualmente siano). «Per venire incontro a questa improvvisa esigenza - ironizza e si indigna Paolo Ciani, consigliere regionale di An - non sarebbe forse più semplice dotare il presidente Illy e la sua giunta di elicotteri per poter arrivare puntuali ai vari appuntamenti taglianastri?».

In altre parole, ciò che assessori e relativi autisti chiedono è la licenza di poter infrangere impunemente anch’essi le regole del codice: frantumare i limiti di velocità, superare in curva, tenere le cinture slacciate, percorrere le aree pedonali e chi più ne ha più ne vìoli.


In origine - questo va precisato - la patente di servizio era nata come logica eccezione concessa per più che ovvi motivi a uomini della Polizia, della Stradale, dei Carabinieri e delle Forze dell’ordine in genere per poter svolgere il proprio lavoro contro la delinquenza.

Un’eccezione il cui perimetro era stato poi allargato con il decreto ministeriale 246 dell’11 agosto 2004, che di fatto aveva esteso la concessione di un documento così delicato a tutti gli autisti della «Casta». Così, se il progetto passerà, i conducenti «blu» della Regione Friuli Venezia Giulia potranno utilizzare la superpatente quando sono in servizio sapendo di non rischiare comunque (come succede invece agli «umani») di perdere punti su quella personale. Sulla quale non graverebbero nemmeno eventuali sanzioni accessorie come sospensione, ritiro e revoca. Insomma, la Casta trova adepti e si allarga. Con sempre più persone eccitate dal privilegio di non mostrare più agli altri, sulle strade, il proprio «Lato A», ma soltanto quello «B». Lati che a volte coincidono.
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