IL FRONTE DEL TORTO

Ci mancavano solo le foto. E le foto sono arrivate. Puntuali come un errore di sintassi nella prosa di Di Pietro, violente come un katanga dei tempi d’oro, le immagini di villa Certosa bloccate in Italia sono state pubblicate in Spagna da El Pais. E naturalmente riprese in tempo reale, guarda caso da Repubblica, mentre l’Unità tornava ad attaccare Berlusconi con altre falsità sui voli di Stato. Giornali stranieri, Repubblica, Unità: ecco lì, ricomposto, il fronte del torto. Se fosse stata necessaria un’altra prova della vergogna, l’hanno impaginata senza esitazioni nell’ultimo giorno disponibile: così la chiusura della campagna elettorale può dimostrarsi all’altezza, pardon: alla bassezza, del suo intero svolgimento. Al confronto, una miniera è roba elevata. E pure più pulita.
Gli scatti in questione sono quelli del reporter Antonello Zappadu, che li aveva offerti a Panorama per un milione e mezzo di euro. Dev’essere un ottimista, questo Zappadu. Se quelle foto valgono un milione e mezzo di euro, allora io sono già Papa (e non sapete a quanto vendo le foto della mia cresima...) . In effetti, per quanto uno morbosamente le scruti, non si riesce a vedere nulla di scandaloso. Due ragazze in piscina con il topless (sai che scandalo: le ragazze al mare prendono il sole in topless...), Berlusconi a spasso per il suo parco (sai che scandalo: Berlusconi va a spasso per il suo parco...), il primo ministro ceco Topolanek nudo davanti a casa con la sua famiglia (sai che scandalo: in vacanza, quando si pensa di non essere spiati, ci si muove in libertà...). In un’altra foto c’è anche una ragazza con cappotto rosso. E lo scandalo, qui, dev’essere sicuramente quell’azzardo cromatico in casa Berlusconi: sarà mica l’ultima comunista?
Ci sarebbe davvero da scherzarci su. In effetti, la pubblicazione delle foto smonta ogni appetito pruriginoso: l’affare si ridimensiona, sia detto con il dovuto rispetto per il primo ministro Topolanek, sulle cui potenzialità si era molto favoleggiato (prima di vedere le foto). Ci sarebbe da sorridere, dunque, ma è difficile farlo, di fronte all’ennesimo tentativo di colpo basso di una campagna elettorale che di colpi bassi non ne ha proprio risparmiati. E poi uno scandalo vero c’è, in tutta questa vicenda. Non sono le ragazze in topless, né quelle con il cappotto rosso. Lo scandalo è il fatto che le foto private di una vacanza privata in una villa privata finiscano pubblicate su tutti i giornali del mondo, su tutti i siti internet, in pasto ai curiosi, al di là di ogni regola, al di là di ogni legge, al di là di ogni privacy. Non è difficile da capire, forse ci riesce anche D’Avanzo: un capo di governo straniero viene invitato con la sua famiglia nella villa del premier italiano e trova la foto della sua nuda intimità esibita nei cinque continenti. Vi pare degno? Una ragazza prende il sole in una piscina privata e viene additata all’intero pianeta come una poco di buono. Vi pare possibile? Ecco di che cosa dobbiamo vergognarci oggi: non di una passeggiata nel parco o di una minigonna. Dobbiamo vergognarci del fatto che il giudice aveva proibito la pubblicazione di questi scatti. E questi scatti invece sono stati pubblicati. Da chi, per altro, è solito proclamarsi (pensate un po’) paladino della legalità...
Fra l’altro quest’ultimo atto della vergognosa campagna elettorale dettata al centrosinistra dal partito dominante di Repubblica conferma, se mai ce ne fosse bisogno, l’esistenza dell’asse tra giornali italiani e stranieri, che vi abbiamo più volte raccontato su queste colonne. Hanno un bel daffare a smentire i signori Tobias della stampa estera: non sarà un caso se ancora una volta i nostri quotidiani sulla cresta dell’onta giocano di sponda con i fogli d’oltreconfine, non sarà un caso se quelle foto vengono pubblicate da El Pais e in contemporanea da Ezio Mauro, non sarà un caso se per dare più credibilità alla fuffa nostrana si cerca di ricoprirla con una patina esotica che fa sempre molto chic.
Dagli Appennini alle Bande. Ma la fuffa resta fuffa. Lo scandalo non c’è, il tranello si smoscia, la trappola non funziona. Come l’attacco sulle veline candidate, come la festa di Noemi, come l’ex fidanzato di Noemi, come la zia di Noemi, come le interviste di D’Avanzo, come le inchieste petulanti degli invitati dell’Espresso, scatenati a caccia di particolari hard senza limiti di budget: non gliene è andata bene una, in tutta la campagna elettorale. Hanno voluto giocarla nel fango e sono rimasti inzaccherati. Anche l’ultimo attacco dell’Unità, quella degli aerei Fininvest che diventerebbero voli di Stato, a carico del contribuente, si è trasformato nel giro di poche ore in un clamoroso boomerang: la Fininvest esibisce i documenti, mai fatturato nulla allo Stato, ha sempre pagato Berlusconi di tasca propria. Eppure nel frattempo il Pd s’era già scatenato parlando del Cavaliere come di un’«idrovora che succhia il denaro pubblico». Il Cavaliere idrovora? Denaro pubblico? Lui? Sono partite le querele. E alla fine, dopo l’ammissione di Repubblica, anche Franceschini ieri è stato costretto ad ammettere: «Il gossip sul premier alla fine ci ha svantaggiato». Ma sì, bravo leggenDario, ci sei arrivato pure tu: avete collezionato solo l’ultimo dei tanti vostri autogol.
Ma che tristezza. Ma che vergogna. Alla fine tutto torna, come sempre: i trabocchetti non funzionano, gli italiani non ci credono. Ma il tentativo di costruire un’intera campagna elettorale sulla distruzione fisica dell’avversario; quella muta di giornalisti con la presunzione da intellettuali scatenati sulle orme del gossip per tentare di inchiodare l’ultima letteronza alla sua fragilità; quelle menzogne tessute con certosina pazienza e coniugate in tutte le lingue d’Europa nel vano tentativo di trasformarle in mezze verità; tutte queste umilianti pratiche restano e resteranno un marchio incancellabile sulle Europee 2009. Mai eravamo arrivati così in basso, mai ci eravamo immersi in tanto fetore.

E il fatto che ieri, dopo tutto ciò, dopo essersi fatto trascinare a spasso da «Repubblichella 2000», dopo aver chiosato ogni sbadiglio di Noemi, dopo aver disquisito sull’educazione dei figli altrui, dopo aver nascosto il vuoto di pensieri sotto esternazioni da Eva Express, Franceschini abbia avuto la faccia tosta di dichiarare: «Ho fatto tutta la campagna elettorale senza dire una parola sulle questioni private del premier», aggiunge solo conati di tristezza a conati di tristezza. E fa venire una voglia matta di rispedirlo a mangiar salama in silenzio nella sua Ferrara. In effetti, da oggi alle 15 si può.

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