Un incontro a porte chiuse, lontano da orecchi indiscreti. Un incontro tra capi di Stato e di governo, riservato, riservatissimo. Che però viene intercettato dai giornalisti. E rimbalza in giro per il mondo, rischiando di minare il precarissimo equilibrio tra Iran e Israele.
«LIran sta prendendosi un grave rischio a continuare il processo per ottenere una forza nucleare militare, cosa di cui siamo certi, perché un giorno, qualsiasi sia il governo israeliano, ci troveremo una mattina con Israele che ha colpito. Non si tratta di sapere se sarà legittimo, intelligente o no. Che faremo allora? Sarà una catastrofe!». A parlare con toni tanto allarmistici è il presidente francese Nicolas Sarkozy durante un incontro a porte chiuse con i rappresentanti di Siria, Qatar e Turchia avvenuto nel corso della sua visita a Damasco.
Lavvertimento, lanciato dal capo dellEliseo ai suoi colleghi mediorientali, per un errore tecnico è stato però ascoltato anche dai giornalisti. Che, naturalmente, hanno fatto circolare «lo scoop». Lindiscrezione non ha fortunatamente creato un caso diplomatico, ma certamente contribuisce a dare maggiore concretezza a timori diffusi, non solo nellarea mediorientale, ma anche tra i governi occidentali.
Da Cernobbio, dove ha partecipato ai lavori del Workshop Ambrosetti, il presidente israeliano Shimon Peres, ha gettato acqua sul fuoco. «Non credo sia necessario attaccare lIran. Credo che il problema possa essere risolto non militarmente ma politicamente ed economicamente. Non si inizia qualcosa mandando lesercito. È un errore, e fino a che cè una possibilità di agire politicamente ed economicamente è molto meglio».
Tanto più che la questione iraniana non coinvolge solo Israele, ma tutto il mondo, da oriente a occidente. Ed è proprio su questa condivisione del problema e sul comune interesse a risolverlo con le armi della politica che poggiano la cautela e lapparente ottimismo di Peres.
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